Il Führerbunker situato a Berlino, 20 metri sottoterra, nel giardino della cancelleria, fu il luogo funereo ove Adolf Hitler decise di trascorrere gli ultimi istanti della sua esistenza. Il bunker fu il tredicesimo e ultimo dei quartieri generali del Führer.
Il Führer diede ordine di costruire il bunker a partire dal 1936, complesso che venne costruito in due fasi, la prima nel 1936 e l’altra nel 1943. L’intero complesso era protetto approssimativamente da pareti di calcestruzzo spesse 4 metri, e le circa trenta piccole stanze erano distribuite su due livelli con le uscite nelle costruzioni principali, oltre ad un’uscita di sicurezza nei giardini. Entro la fine del febbraio 1945, la sezione più bassa era stata ammobiliata con mobilia di alta qualità trasferita (o meglio salvata) dalla Cancelleria, insieme a molti quadri ad olio.
Quando gli alleati cominciarono a bombardare la capitale del grande reich, nonostante la propaganda avesse costantemente rassicurato il popolo tedesco circa l’invulnerabilità della Germania dai propri nemici; pronto alla fine del 1944, il Fuhrer vi si trasferì all’inizio del 1945, dopo essere stato costretto a lasciare il quartier generale di Rastenburg, travolto dall’avanzata inarrestabile dei sovietici.
Il Bunker della Cancelleria era un luogo spettrale, nel quale si perdeva rapidamente il senso della realtà; fu pertanto la degna dimora per un Führer ormai distrutto, malato e ridotto a vero e proprio zombie; l’attentato di Rastenburg aveva avuto conseguenze devastanti per il suo fisico e l’atmosfera surreale del bunker, contribuì notevolmente a renderlo sempre più distaccato dal mondo reale.
Il bunker era diviso in due piani, collegati da una scala a chiocciola di 13 scalini; al piano superiore c’erano le cucine, gli appartamenti del personale, degli ospiti e del corpo di guardia delle SS, a quello inferiore, situato dunque nella parte più sicura e protetta, i 20 alloggi di Hitler e degli altri gerarchi, posti su un corridoio di 17 metri per 3; in particolare, in quelli del Führer, composti da 6 stanze, lo studio, fungente anche da soggiorno, arredato in maniera tutto sommato sobria e ove campeggiavano i ritratti dell’immancabile Federico II e della madre Klara, era collegato da un lato con la camera da letto, dall’altro con il bagno, che colpiva per la sua morbosa e maniacale pulizia.
Come riferito dall’ex giovane nazista pentito, Armin Lehmann, che nel bunker visse giovanissimo tra il 20 e il 30 aprile del 1945, mentre i bagni del piano interrato, versavano in condizioni fatiscenti, a causa della rottura delle fognature, da parte dei russi, quelli di Hitler erano perfetti ed impressionavano tanto erano puliti; il giovane Lehmann ebbe occasione di entrarvi una volta e rimase fortemente sconcertato. Ma quei servizi igenici non erano accessibili a tutti, perché erano riservati rigorosamente ad Hitler e a Eva Braun.
Lehmann faceva il corriere, portava messaggi da una parte all’altra di Berlino, fuori e dentro il bunker sotto la cancelleria, messaggero di guerra e di morte. Di quei giorni dice di conservare ancora il ricordo dell’orrore, della distruzione, dei cadaveri ammassati in strada. Racconta Lehmann: «Fuori c’era l’inferno. Ricordo il rumore dello scoppio delle bombe che cadevano sopra la nostra testa. Eppure Goebbels, Hitler e gli altri dirigenti nazisti sembravano non avere alcun timore».
Il sottosuolo della Cancelleria rappresentava dunque un vero e proprio piccolo mondo a sé stante, scollegato da tutto il resto. Mentre fuori c’era l’inferno, con l’armata rossa che martellava i ruderi di una Berlino pressoché distrutta, difesa da ragazzini, vecchi e da quello che rimaneva delle grandi armate del reich, nel bunker la vita scorreva come se nulla fosse, in attesa della fine.
Il Bunker della Cancelleria rappresentò l’ultima dimora del leader nazista, dell’uomo che voleva dominare il mondo e che si trovava invece sprofondato, come una sorta di cadavere vivente, ben 20 metri sottoterra, totalmente privo di legame con quanto avveniva all’esterno, ove i sovietici stavano facendo a pezzi quello che rimaneva del grande reich millenario.
Nei suo ultimi giorni Hitler conduceva una esistenza allucinante, alternando monologhi interminabili e sconclusionati, che si protraevano fino a tarda notte, a momenti di sconforto, riunioni militari, ove, consultando nervosamente mappe assolutamente inattendibili, faceva riferimento ad armate e divisioni ormai annientate, a crisi di nervi per il presunto tradimento del popolo tedesco di fronte alla devastante avanzata sovietica. La divisa di Hitler era costantemente unta e coperta da briciole di dolci che il Führer, in quelle frenetiche e convulse giornate, divorava voracemente, come colpito da una sorta di raptus, in continua successione.
Diversi uomini e donne del personale abbandonarono il bunker tra il 22 e il 23 aprile, prima che la battaglia di Berlino, con la capitale tedesca ormai circondata dalle forze dell’Armata Rossa,
In quel luogo tetro ed insalubre, illuminato da semplici lampadine, il 30 aprile del 1945, si consumò l’atto finale di quella sorta di delirio collettivo e di impero del male che fu il tenebroso mondo della svastica; alle 15,30 del pomeriggio, dopo essere scesi nei propri alloggi, Adolf Hitler ed Eva Braun, che aveva sposato la sera prima, si tolsero la vita.
Il giorno dopo fu il turno del fedelissimo Joseph Goebbels, ministro della propaganda e della guerra totale, rimasto l’ultimo grande gerarca presente nel bunker, visti i tradimenti di Himmler e di Goring e considerata la fuga di Bormann, seguì il suo Führer nella morte insieme a sua moglie Magda, dopo aver follemente ucciso i suoi 6 figli con altrettante capsule di cianuro; il nazionalsocialismo chiudeva dunque la sua epoca con l’ultima, insensata follia.
Il famigerato Bunker della Cancelleria venne murato, sul finire degli anni ottanta, per ordine dei dirigenti di una agonizzante Germania est, vicina alla dissoluzione, ma, nel 1995, durante i lavori di costruzione della nuova cancelleria, tornò macabramente alla luce come un oscuro spettro di un torbido passato.
La Cancelleria del Reich venne distrutta dai sovietici nel 1945, ma gran parte del bunker rimase intatto, anche se parzialmente sommerso. Nel 1947 i sovietici tentarono di far saltare in aria, invano, il bunker, che rimase parzialmente danneggiato. Nel 1959 il governo della Germania Est provò nuovamente a distruggere il complesso, apparentemente senza molti effetti. Fino alla caduta del Muro di Berlino, il sito del bunker rimase un’area depressa e dimenticata.
Durante la costruzione di un complesso residenziale e di altre costruzioni, tra il 1988 e il 1989, vennero scoperte alcune sezioni sotterranee del vecchio bunker, che comunque presentavano seri danneggiamenti. Durante altri intensi lavori di costruzione dei primi anni novanta, vennero scoperte altre parti del complesso, che però furono ignorate o nuovamente sigillate.[senza fonte] Dall’8 giugno 2006, nel punto esatto in cui sorgeva il Führerbunker (lungo In den Ministergärten) è stato messo un pannello commemorativo; oggi sul luogo sorge un parcheggio ed alcuni caseggiati.