Nell’area di Pittsburgh, Pennsylvania, da anni circola una leggenda metropolitana, quella del Green Man, chiamato anche Charlie no Face. Si tratta di una creatura mostruosa, un uomo senza faccia che si aggira di notte lungo le strade meno battute, alla ricerca di una vittima a cui può rubare il volto che lui non ha più.
La storia racconta che la deformazione del suo viso sia dovuta ad un incidente che ha lasciato il suo viso in questa condizione. Alcuni affermano che fosse un dipendente di una compagnia elettrica e che sia stato colpito da un fulmine mentre lavorava su di una linea elettrica, mentre altri narrano che, mentre lavorava in una fabbrica, fosse rimasto ustionato dall’acido.
La leggenda metropolitana del Green Man ha molte varianti, ma tutte hanno in comune un personaggio misterioso e spaventoso, con la pelle verde e luminescente, che si aggira per le zone isolate e abbandonate. Alcuni dicono che sia un fantasma, altri un mostro, altri ancora un uomo sopravvissuto a una scarica elettrica che si nasconde in una baracca. Il Green Man è stato avvistato in diversi luoghi, come una strada che unisce due paesi, una fabbrica in rovina, un tunnel ferroviario fuori uso, e così via.
Certo, questa è la leggenda. Pochi sanno, però, che Charlie No Face non è affatto un personaggio di fantasia.
Il 18 Giugno 1919 un gruppo di ragazzini stava andando a farsi una nuotata in un’ansa del fiume Beaver, quando arrivarono al ponte di Morado che si innalza sopra alle acque del Wallace Run. Si trattava di un grande ponte in legno su cui passava una linea dei tram elettrici che univano le cittadine di Beaver Falls e Big Beaver.
La massiccia struttura del ponte era un’attrazione conosciuta per la gioventù del luogo, che spesso si avventurava per scalarlo. Già nel settembre del 1918, un altro ragazzo di Beaver Falls – Robert Littell, 12 anni – morì per le gravi ustioni riportate mentre giocava sul ponte con gli amici.
Quel giorno, Raymond Robinson di otto anni, e i suoi quattro amici, avvistarono un nido che qualche uccello aveva costruito proprio fra le assi più alte del ponte. Cominciarono a chiedersi su chi avrebbe avuto il coraggio di andare a controllare quanti uccelli ci fossero nel nido:
«Chi andrà a vedere quanti uccelli ci sono in quel nido», disse il giovane Robinson. «Non io, perché ci sono dei cavi elettrici e un ragazzino è morto lassù sei mesi fa», rispose uno dei suoi compagni. «Beh, lo scoprirò io», disse Robinson, e cominciò a scalare le travi che portavano alla cima del ponte.
Sul Morado Bridge passavano due linee elettriche, una della potenza di 1.200 volt continua, e l’altra di 22mila volt in corrente alternata. Raymond durante la salita, si aggrappò ad un cavo restando folgorato dall’altissima tensione, il suo corpo bruciò letteralmente prima di staccarsi dai cavi e precipitare nel vuoto.
«Ponte di Morado, bambino di 8 anni folgorato da cavo scoperto, in punto di morte», titolava il giornale di Beaver Falls il giorno dopo. In effetti non c’erano quasi speranze per il piccolo Raymond; eppure, dopo un mese passato fra la vita e la morte, la sua salute cominciò a migliorare.
E così Raymond Robinson non morì, ma rimase completamente deturpato, la sua faccia si era sciolta come la cera di una candela. I suoi occhi erano spariti. Il naso era sparito. Le labbra e le orecchie erano terribilmente sfigurate. Fu necessario amputargli – sotto il gomito – il braccio con cui era rimasto attaccato al cavo e il petto, era un’enorme cicatrice. Raymond trascorse molto tempo negli ospedali di Pittsburgh dopo essere stato dimesso da Providence, ebbe numerosi interventi che non migliorarono di molto il suo aspetto.
Raymond dopo l’incidente continuò a vivere con la sua famiglia a Koppel, fino all’età adulta. Trascorreva le sue giornate in casa con i parenti a fabbricare zerbini e articoli in pelle fatti a mano per poi venderli. Chi lo conobbe di persona, lo descrive come un uomo buono e gentile, a cui piaceva ridere e scherzare. Amava molto i bambini ed era particolarmente protettivo nei confronti della nipote.
A causa del suo aspetto, raramente si avventurava per le strade durante il giorno. Tuttavia, di notte, faceva lunghe passeggiate lungo un tratto della Strada Statale 351. Sosteneva il suo tragitto notturno con un bastone da passeggio, camminando con un piede sull’asfalto e l’altro sul ciglio della strada di ghiaia. Appena sentiva una macchina avvicinarsi, Raymond si nascondeva dietro gli alberi e dava poca confidenza agli estranei. Alcuni lo insultavano e beffeggiavano in modo sadico.
Altre volte, invece, gli capitava di incontrare dei ragazzi che gli offrivano birre e sigarette per scambiare due parole, o per potersi fare una foto assieme a lui. Più di una volta tornò a casa ubriaco, sconvolgendo la madre perché in casa sua non si consumava alcol.
La famiglia di Raymond non ha mai capito cosa attirasse la folla. Odiavano le sue passeggiate notturne, che a volte lo tenevano lontano da casa tutta la notte, risentivano dei soprannomi sprezzanti che il pubblico aveva dato a Raymond e in particolare non gli piaceva il fatto che la gente gli desse alcol come ricompensa per aver parlato con loro.
Ad un certo punto, le passeggiate notturne di Raymond divennero una vera e propria attrazione, tanto che la fila di macchine sulla statale 351 alcune sere aveva addirittura richiesto l’intervento della polizia. Fu più o meno in questo periodo che vennero coniati i nomignoli Charlie No Face e Green Man. Diverse sere si ritrovava talmente ubriaco da non ritrovare più la strada di casa.
Una volta la sua famiglia lo trovò sul ciglio della strada. Aveva passato la notte nei boschi, dopo aver sentito il rumore del traffico, strisciando era riuscito a ritornare sulla strada. In un’altra occasione, lo trovarono disteso in un campo agricolo, altre volte Raymond fu colpito dalle macchine in transito.
La gente si avvicinava alla sua casa a tutte le ore, suonava il clacson, gridando: «Vogliamo vedere Charlie». Una volta, durante il periodo di carnevale a Koppel, uno dei responsabili della manifestazione andò chiedere se poteva assumere Raymond per lo spettacolo dei mostri. Si dice che la gente arrivasse da Chicago per vedere Charlie No Face.
Ma nessuno riuscì a dissuadere Raymond dal fare lunghe passeggiate notturne, che continuarono quasi ogni notte, dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’70, incurante della leggenda che si stava creando attorno alla sua figura. Negli ultimi anni della sua vita venne trasferito al Beaver County Geriatric Center, e lì morì nel 1985 a 74 anni, sette giorni prima del 66° anniversario del suo incidente.
Dopo più di 30 anni dalla sua morte, le persone continuano a parlare di lui nei bar, nelle birrerie e nelle chat room su Internet. Almeno due siti Web contengono resoconti approfonditi, sebbene molto esagerati, delle sue azioni e di quelli delle persone che andavano a vederlo. Charlie No Face è un vero e proprio mito popolare moderno, nelle storie e nei racconti tramandati di generazione in generazione.