Dmitrij Ivanovič Mendeleev (1834-1907) è stato un brillante chimico russo, al quale dobbiamo la scoperta della periodicità delle proprietà degli elementi chimici, e l’invenzione della tavola periodica di classificazione che porta il suo nome.
«Una poesia»: così fu definita nel 1975 il chimico e scrittore Primo Levi la tavola periodica degli elementi. Che, inventata nel 1869 dal geniale chimico russo Dmitrij Mendeleev, ci aiuta a comprendere meglio gli ingredienti che compongono il nostro universo.
Con una intuizione straordinaria, in una manciata di righe e colonne, Mendeleev riuscì infatti a fare ordine nel caotico mondo degli elementi chimici.
Nel labirinto della chimica
Nel secolo precedente la chimica aveva fatto passi da gigante, grazie al lavoro di scienziati come il francese Antoine Lavoisier, ghigliottinato nel 1794, o lo svedese Jöns Jacob Berzelius, che a inizio Ottocento inventò i moderni simboli chimici. Mendeleev mise un punto fermo nella storia della disciplina.
Nato nel 1834 a Tobolsk, nella sperduta Siberia, ultimo di almeno quattordici figli, studiò a San Pietroburgo e poi in Germania, a Heidelberg, sotto la guida del celebre chimico Robert Wilhelm Bunsen (famoso per avere inventato il bruciatore a gas detto becco di Bunsen, presenza irrinunciabile in ogni laboratorio di chimica).
Nel 1867, da poco nominato professore all’Università di San Pietroburgo, Mendeleev era assorbito dalla scrittura di un manuale sui principi della chimica. Ben presto si rese conto che il lettore inesperto rischiava di perdersi in quel labirinto di dati. Era necessario trovare un modo per organizzare in maniera chiara i vari elementi e le loro proprietà.
All’epoca se ne conoscevano 63, dall’idrogeno all’uranio, ognuno contraddistinto da un proprio peso atomico. Mendeleev lavorò senza sosta per settimane. Su alcuni foglietti scrisse il nome e le caratteristiche di ciascun elemento, provando a disporli in vario modo, come nel gioco di carte del solitario.
Il risultato di questi incastri fu riportato su una tabella di una pagina, rivista da Mendeleev varie volte fino alla versione del 1871, che adottava la disposizione orizzontale, simile a quella utilizzata ancora oggi.
L’importanza della tavola non consisteva solo nel raggruppare gli elementi allora noti in base a certe caratteristiche, ma anche nel prevedere l’esistenza e le proprietà di metalli e gas ancora sconosciuti. L’azzardo calcolato, che aveva lasciato vuote alcune caselle, fu premiato: nel 1875 fu scoperto il gallio, nel 1879 lo scandio e nel 1886 il germanio, dai nomi latini delle nazioni dove erano stati identificati. La sua ipotesi era confermata: in natura esistevano altri elementi.
Un impero contro
Come quasi sempre accade per le scoperte scientifiche, il russo ebbe precursori e concorrenti. L’inglese John Newlands aveva proposto una tabella, in cui elementi simili si presentavano a intervalli regolari come le note di una scala musicale. L’analogia non era però piaciuta alla Chemical Society, che la bocciò come chimica da avanspettacolo.
Il tedesco Julius Lothar Meyer aveva invece elaborato in maniera indipendente una tavola simile a quella di Mendeleev, destinata però a essere dimenticata. Per le sue idee riformiste Mendeleev fu a lungo osteggiato dall’impero zarista e nel 1890 lasciò, amareggiato, l’università.
Tre anni dopo ebbe la direzione della Camera dei pesi e delle misure, dove rinnovò il sistema russo delle unità di misura. Morì nel 1907, dieci anni prima della rivoluzione che avrebbe cambiato il volto della Russia.
Si dice che l’intuizione della tavola periodica gli si fosse presentata in sogno, ma questo episodio più volte citato sarebbe frutto di una testimonianza di seconda mano non del tutto attendibile. Mendeleev aveva già iniziato a lavorare alla sua tabella da tempo quando la sognò; il sogno ebbe forse il merito di fornirgli una rappresentazione più efficiente della tavola.