Gli scheletri di due fratelli gravemente malformati, trovati a Megiddo, suggerirebbero che i Cananei curavano i disabili con la trapanazione del cranio.
L’antico sito di Megiddo, situato a circa 30 chilometri a sud di Haifa, nel nord di Israele, per quasi cinque millenni – dal 3000 a.C. al 1918 a.C. – ebbe il controllo su un passaggio strategico dal quale transitavano le principali rotte commerciali e militari.
Affacciato sulla valle di Jezreel, il sito è stato teatro di numerose e importanti battaglie che hanno modificato il corso della storia, guadagnandosi il nome di Armageddon (che deriva dal nome ebraico della città, Har-Megiddo, (Monte di Megiddo), con cui si indica la battaglia finale fra le forze di Cristo e quelle di Satana alla fine del mondo e di cui si fa accenno nel Libro dell’Apocalisse.
Scavando un gruppo di archeologi ha portato alla luce i resti di due uomini nati con anomalie congenite e colpiti da malattie debilitanti in età adulta. I ricercatori hanno trovato prove di una complessa procedura medica eseguita su uno di loro, probabilmente nel tentativo di salvarlo.

La tomba cananea, datata tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XV secolo a.C., è stata trovata sotto un edificio del sito antico, in prossimità di una tomba regale. Era comune all’epoca seppellire il defunto sotto il pavimento della casa di famiglia, che in questo caso era di rango elitario elevato.
Ciò che ha sorpreso i ricercatori sono le condizioni degli scheletri, uno di essi presentava anomalie multiple, inclusa una sutura metopica e un quarto molare, molto raro. La maggior parte degli adulti ha tre molari in ciascun quadrante della bocca, il terzo è il dente del giudizio.
Inoltre il suo cranio mancava di un pezzo di osso sulla fronte. Questo per la studiosa dimostrerebbe che ha subito una trapanazione. L’analisi del DNA dei due scheletri ha dimostrato che i due uomini erano fratelli, e che l’uomo con il cranio perforato, morì tra i 20 e i 40 anni, mentre l’altro sopravvisse solo fino ai suoi vent’anni.

Circa una dozzina di altri casi sono stati trovati nella regione, risalenti al periodo neolitico ed ellenistico, ma questa è la prima prova di trapanazione a Meghiddo. Le ipotesi su questa pratica sono svariate: dalla terapia medica a un uso ritualistico.
Anche se la chirurgia cranica in un periodo senza antibiotici e anestesia poteva essere una condanna a morte, alcune persone sono sopravvissute alla procedura, come dimostra la ricrescita ossea trovata su molti crani perforati in tutto il mondo.
Alcuni studi hanno suggerito che il tasso di sopravvivenza di questa chirurgia avrebbe potuto essere di circa l’80%. Nel caso del cranio di Megiddo, però, l’uomo non sembra essere sopravvissuto all’operazione.