Le preoccupazioni del Führer sulla guerra catturate da un microfono rimasto acceso in un incontro del 1942.
Era il 4 giugno 1942, in piena Seconda guerra mondiale, quando Hitler decise di recarsi in Finlandia dal colonnello Carl Gustav Mannerheim, comandante in capo dell’esercito finlandese. Il barone Mannerheim non volle ricevere il Führer nel suo quartier generale.

Decise invece di accoglierlo in una piccola cittadina nel Sud del Paese, Imatra, a bordo del suo treno personale. Durante il pranzo organizzato per il compleanno del colonnello, il fonico Thor Damen aveva l’incarico di registrare il discorso di auguri. Quando i festeggiamenti finirono Hitler e Mannerheim rimasero soli.

Ma Damen non spense, come avrebbe dovuto, il registratore. Così sono arrivati fino a noi 11 minuti di una conversazione privatissima di Hitler sullo stato della guerra in corso. Scopo dell’incontro era assicurarsi l’appoggio della Finlandia, che nel 1941 si era alleata con l’Asse contro l’Unione Sovietica.
Il conflitto infatti non stava andando come previsto: lo dice Hitler stesso, ricostruendo i primi anni di guerra. Il nastro ritrovato. A un certo punto la registrazione fu interrotta bruscamente. Alcuni ufficiali tedeschi si erano accorti che Damen stava ancora registrando, lo costrinsero a spegnere il microfono e a cancellare tutto.

Il nastro però non venne cancellato, fu ritrovato dopo la guerra e in seguito reso pubblico. In molti hanno contestato l’autenticità della registrazione e qualcuno ha sostenuto che non si trattasse della voce di Hitler. L’ultima e definitiva parola sulla questione è arrivata dalla polizia tedesca che, dopo un attento esame, nel 2014 ne ha accertato l’autenticità. Ecco dunque le parole di Hitler, con alcune note esplicative.
È evidente ormai. [I sovietici] hanno l’armamento più mostruoso umanamente concepibile. Se qualcuno mi avesse detto che uno Stato può armarsi di 35.000 carri armati avrei detto “sei matto” […] Abbiamo localizzato alcuni impianti industriali. Uno di questi era in costruzione due anni fa e oggi è un impianto di produzione di carri armati che a pieno regime impiegherà più di 60mila lavoratori. Non ho mai sospettato tutto questo […]. Nell’inverno del ’39-40 ho avuto molti problemi sul fronte occidentale e aprire due fronti allora sarebbe finita male per noi. […] Saremmo stati schiacciati. Completamente. Inizialmente, nell’autunno 1939 pensavo di chiudere in breve la campagna occidentale, ma il cattivo tempo ci ha ostacolato. Tutto il nostro equipaggiamento era per il bel tempo. […] Ero convinto che avremmo concluso la guerra in Francia in sei settimane, ma pioveva e c’era il problema di muoversi; siccome conosco bene il territorio francese ero d’accordo con i miei generali sul fatto che, probabilmente, non avremmo avuto la giusta condizione per sfruttare appieno le potenzialità dei nostri Panzer e dell’aviazione, a causa delle condizioni meteo.

Hitler definisce una disgrazia la campagna italiana nei Balcani, che costrinse i tedeschi ad aiutare le forze armate italiane, impreparate


Se mi fossi mosso in Francia prima, nel corso del 1939, la storia del mondo sarebbe stata diversa. Ma ho dovuto aspettare fino al 1940 e non era possibile fare niente prima di maggio. Il 10 maggio era il primo giorno buono. E così quel giorno ho attaccato. […] Poi c’era ancora la Norvegia. E nello stesso tempo si è abbattuta su di noi quella che oggi posso definire una vera e propria disgrazia: la situazione creatasi per l’Italia nell’Africa del Nord e in Albania e Grecia. Abbiamo dovuto aiutarli e questo ha significato distribuire la nostra aeronautica e i nostri carri armati su vari fronti, proprio mentre ci stavamo preparando per l’Oriente […]. Nelle sanguinose battaglie nel deserto abbiamo subito grandi perdite e tutte queste risorse sono andate perdute; non erano più disponibili per il Fronte Orientale. Comunque non era immaginabile alcuna altra strada, se non questa inevitabile decisione. Ebbi allora un colloquio con Molotov. Era assolutamente evidente che l’URSS avrebbe preso la decisione di iniziare una guerra. Mi congedai da lui con la decisione di vincere, se possibile, poiché le richieste che stava facendo avevano chiaramente per obiettivo, in ultima analisi, quello di governare l’Europa. Già nell’autunno del 1940 […] ho consigliato al governo finlandese di negoziare e guadagnare tempo perché […] se la Russia, con le sue 60 divisioni, avesse preso possesso delle risorse petrolifere della Romania, la Germania sarebbe stata distrutta. In Romania allora non avevamo ancora nessuna forza, il governo rumeno si era rivolto a noi molto tardi e quello che avevamo lì era davvero ridicolo. I russi volevano appropriarsi delle risorse petrolifere [in Romania], ma io non potevo iniziare la guerra in settembre o ottobre. Con i nostri armamenti sarebbe stato impossibile. Il dispiegamento delle truppe in Oriente non era ancora stato preparato in alcun modo e le unità militari avrebbero dovuto essere consolidate prima in Occidente. Gli armamenti dovevano essere rimessi in ordine dal momento che abbiamo fatto i nostri sacrifici durante la campagna occidentale.

Sarebbe stato impossibile attaccare [l’URSS] prima della primavera del 1941 e se la Russia nell’autunno del 1940 avesse occupato la Romania, annettendosi i pozzi di petrolio, allora saremmo stati impotenti. Nel 1941 abbiamo avuto una grande produzione [di petrolio] tedesca, ma la quantità che l’aeronautica da sola sta consumando è qualcosa di mostruoso. Si tratta di un consumo che supera ogni immaginazione. Senza l’afflusso di 4 o 5 milioni di tonnellate di petrolio dalla Romania non saremmo stati in grado di condurre la guerra. Questo mi ha preoccupato molto e da qui il mio tentativo di superare questa fase attraverso i negoziati, almeno fino a quando siamo stati abbastanza forti da opporci a delle esorbitanti richieste. Richieste che erano in realtà vere estorsioni: i russi sapevano che eravamo impotenti e che sul fronte occidentale siamo fermi: ci potevano chiedere qualsiasi cosa. […] A questo punto i negoziati sono stati bruscamente interrotti, ma uno dei punti concerneva la Finlandia: [i sovietici] volevano la libertà di difendersi dalla minaccia finlandese. […] Io ho risposto: non starete dicendo che la vostra esistenza è minacciata dalla Finlandia?! E loro: c’è anche una minaccia morale all’esistenza di un grande Stato e quello che la Finlandia sta facendo è portare una minaccia alla nostra esistenza morale. Al che io risposi: “Non accetteremo un’altra guerra nel Baltico come spettatori passivi”. […]

