Peter Kürten, noto anche come il Vampiro di Düsseldorf, è un monito della storia, un esempio lampante di ciò che accade quando qualcuno lascia che i suoi impulsi più oscuri si scatenino. Kürten è stato un uomo i cui atti efferati e le cui terribili azioni hanno gettato Düsseldorf in uno stato di paura e orrore all’inizio del XX secolo.
Dalla sua travagliata educazione agli agghiaccianti crimini che hanno lasciato una cicatrice indelebile sulla città, esploreremo chi era Peter Kürten, gli atti raccapriccianti che ha commesso, come è stato alla fine assicurato alla giustizia e quale destino attendeva questo mostro della vita reale.
Chi era Peter Kürten?
Nato il 26 maggio 1883, Kürten è stato uno dei più prolifici serial killer che l’Europa abbia mai conosciuto. Le sue azioni erano preoccupanti fin dalla tenera età: prima ancora di raggiungere l’adolescenza, aveva tentato di annegare uno dei suoi amici d’infanzia, aveva tentato di ucciderne altri due e aveva imparato da un accalappiacani della zona a torturare e a sopprimere gli animali.
Alcuni ritengono che la sua natura fosse il risultato degli abusi subiti dai suoi genitori alcolizzati che lo picchiavano regolarmente, costringendolo persino a guardare i loro rapporti sessuali. A soli 13 anni Kürten iniziò a fare sesso con gli animali da cortile della zona. In modo inquietante scoprì che poteva raggiungere l’orgasmo solo se pugnalava le bestie.
All’età di 16 anni Kürten iniziò a dedicarsi alla microcriminalità. Nel 1899 rubò tutti i risparmi della sua famiglia per scappare di casa sperando di sottrarsi agli anni di maltrattamenti.
Il giovane criminale fu presto acciuffato e scontò un mese per furto e quattro anni per frode. Le terribili condizioni della prigione servirono a far emergere ulteriormente il suo sadismo interiore. Ben presto Kürten sarebbe passato dalle vittime animali agli esseri umani.

Nel 1904 Kürten fu arruolato nell’esercito tedesco. Disertò praticamente subito e cominciò ad appassionarsi agli incendi dolosi. Gli piaceva dare alle fiamme gli edifici e poi osservare le squadre di soccorso mentre combattevano contro gli incendi. Non ci volle molto perché le autorità lo raggiungessero di nuovo. Fu processato sia per incendio doloso che per diserzione finendo in carcere per la terza volta.
Questo terzo periodo sembra essere stato quello che ha veramente segnato il destino di Kürten. Nel carcere militare, affermò di aver sperimentato misure punitive violente che lo portarono a sviluppare fantasie erotiche inaudite. In seguito alla scarcerazione, nel 1913, Kürten nutriva una profonda rabbia nei confronti della società che lo aveva portato a scoprire il fascino degli atti sessuali brutali. Una combinazione decisamente pericolosa.
Crimini efferati
Nel 1913 Kürten fu rilasciato dal carcere ma, essendo un ex galeotto senza altre abilità, tornò rapidamente alla vita criminale. Nel maggio del 1913, svaligiò la casa di uno dei suoi vicini. Questo si sarebbe rivelato l’ultimo dei suoi reati.
Durante il furto della casa si imbatte nella figlia di 10 anni del proprietario, Christine Klein. I demoni di Kürten si manifestarono e, sopraffatto dalle sue fantasie più oscure, aggredì sessualmente la povera bambina fino a strangolarla. Poi le tagliò la gola e arrivò all’eccitazione dopo aver visto il suo sangue sul pavimento.
Da vero mostro, Kürten tornò sulla scena del crimine il giorno seguente. Si divertiva a sentire la sofferenza che aveva provocato nella comunità locale. Trovò particolare piacere nell’apprendere che lo zio di Christine era stato accusato del suo omicidio. Kürten si recò in visita alla tomba della ragazza, un atto che gli provocò un’immensa gratificazione sessuale.
Solo due mesi dopo il mostro di Dusseldorf era di nuovo all’opera. Mentre svaligiava un’altra casa si trovò di fronte a una ragazza di 17 anni. Ancora una volta, la aggredì sessualmente, la strangolò ed eiaculò dopo averle tagliato la gola.
Il regno di terrore di Kürten si interruppe con l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Fu chiamato per il servizio militare, ma disertò ancora una volta. Fu subito catturato e processato per diserzione. Questa volta ricevette una condanna molto più lunga, rimanendo imprigionato fino al 1921. La condanna non fece altro che intensificare la sua rabbia nei confronti del resto della società.
Una volta rilasciato, Kürten cercò di mantenere una vita normale. Conobbe e si fidanzò con Auguste Scharf, proprietaria di un negozio ed ex prostituta (che aveva scontato una pena per aver sparato al suo primo fidanzato). Kürten riprese la professione di stampatore del padre e visse una vita relativamente felice per i quattro anni successivi.
Questo fino a quando la Scharf non si rese conto che il marito era un traditore. Dopo aver scoperto le sue numerose infedeltà con le cameriere, costrinse una di loro a sporgere denuncia contro Kürten per violenza sessuale. Il marito fu presto imprigionato per la quinta volta, questa volta per sei mesi.
Una volta rilasciato, Kürten si scatenò in una vera e propria furia. Il suo modus operandi consisteva nel torturare e uccidere le sue vittime a coltellate, preferibilmente con delle forbici affilate. Come con le prime vittime, le aggrediva sessualmente, le stordiva e poi le accoltellava dopo averle rese incoscienti. A volte tornava sulla scena del crimine per chiacchierare con la gente del posto e con gli agenti di polizia, fingendosi un cittadino preoccupato.
Nei primi mesi dopo il suo rilascio, Kürten aggredì e tentò di strangolare quattro donne, ma tutte riuscirono a sfuggire alla presa dell’arrugginito Kürten. Una di loro, Mari Kuhn, venne accoltellata con almeno 24 coltellate, ma riuscì comunque a scappare.

Il 9 febbraio 1929 fu la volta dell’omicidio di Rosa Ohliger, una bambina di 9 anni. Kürten la pugnalò 13 volte, raggiunse l’orgasmo durante il folle attacco e poi occultò il corpo sotto una siepe. Durante il mese successivo, Kürten uccise sei persone, la prima delle quali era una donna che desiderava crocifiggere ma, ostacolato dalle circostanze, dovette accontentarsi di seppellirla. Durante questo periodo, passò dalle forbici al coltello nella speranza di confondere la polizia.
Kürten successivamente accoltellò casualmente altre sei persone. Le vittime, a differenza del suo modus operandi, erano un misto di giovani e anziani, uomini e donne. Tutte riuscirono a fuggire, tuttavia ogni volta descrivevano Kürten in modo differente, confondendo enormemente la polizia. In quel periodo un altro uomo fu arrestato per i crimini di Kürten, prima di essere rilasciato.
Kürten era solo all’inizio. Pochi giorni dopo questi accoltellamenti casuali, infatti, il mostro uccise una coppia di sorelle, bevendo il sangue della più giovane dopo averle tagliato la gola. Il mese successivo picchiò a morte due domestiche con un martello e accoltellò un bambino a caso in un vicolo. Ignorava che il tempo a sua disposizione per i suoi efferati crimini stava per scadere.
Catturare un mostro
Il 14 maggio Kürten avvicinò e tentò di sedurre una ragazza di Dusseldorf di nome Maria Budlick. Lei lo seguì nel suo appartamento, ma quando capì che c’era qualcosa di sospetto, fuggì dalla scena.
Maria era troppo scioccata per andare alla polizia, ma scrisse tutto in una lettera indirizzata ad un’amica. Fortunatamente, la busta non era indirizzata correttamente e la lettera venne aperta da un impiegato postale che la consegnò alla polizia.
Dopo il fallimento dell’attacco a Maria, Kürten si rese conto che il suo tempo stava per scadere. Sorprendentemente era ancora sposato durante questi attacchi e quando scoprì che c’era una ricompensa per il suo arresto confessò tutto alla moglie. La amava sinceramente e le suggerì di denunciarlo per ottenere la ricompensa.
Il 24 maggio 1930, la moglie di Kürten consegnò a malincuore il marito alla polizia in un appuntamento prestabilito, una chiesa locale. Kürten si arrese e non tentò di opporre resistenza.

Dopo l’arresto, Kürten confessò tranquillamente 68 crimini. Tra questi, 10 omicidi e 31 tentativi di omicidio. Giustificò i suoi atti mostruosi sostenendo che si trattava di una vendetta per tutti gli orrori che gli erano stati inflitti dalla società fin dalla sua infanzia.
La polizia rimase inorridita dalla calma con cui Kürten confessò e dal gusto con cui descriveva i suoi crimini. Venne ordinata una valutazione psicologica che portò cinque psicologi a concludere che Kürten era perfettamente sano di mente e in grado di affrontare il processo.
La fine del mostro di Düsseldorf
Kürten fu processato il 13 aprile 1931. Inizialmente cercò di ritrattare la sua confessione, sostenendo che voleva solo che la moglie ottenesse il denaro. Nei due mesi successivi, tuttavia, fu sommerso di prove e torchiato dai magistrati finché non confessò.
La sua versione finale della confessione risultò agghiacciante poiché non mostrava alcun rimorso. Kürten incolpava ancora una volta tutti tranne se stesso e sosteneva che a trasformarlo in un mostro erano stati la società e il sistema penale tedesco. A quanto pare, la giuria non era d’accordo.
Impiegarono solo 90 minuti per ritenere Kürten colpevole di tutti i capi d’accusa. Ricevette 9 condanne a morte e perse la testa sulla ghigliottina il 2 luglio 1931. Le sue ultime parole?
“Dopo che mi avranno tagliato la testa, potrò ancora sentire, almeno per un momento, il suono del mio sangue che sgorga dal ceppo del mio collo? Questo sarebbe il piacere di tutti i piaceri”.