Nel corso degli anni l’escursionismo è diventato un hobby sempre più popolare. Ogni anno migliaia di persone si recano sulle montagne del nostro pianeta per mettersi alla prova, ammirare i panorami e immergersi nella bellezza della natura.
Ovviamente l’escursionismo non è un hobby privo di rischi. Chi pratica questa attività, specie se inesperto, finisce spesso nei guai e richiede il soccorso delle autorità.
Questi salvataggi possono essere molto pericolosi, eppure sono diventati una routine. Eccetto il bizzarro caso di Kenji Iwamura e del suo SOS. Quella che era iniziata come un’operazione di salvataggio da manuale si trasformò in qualcosa di molto più singolare, che ha lasciato perplesse le autorità giapponesi per decenni.
Kenji Kawamura: ancora disperso
Questa storia inizia il pomeriggio del 24 luglio 1989 nel Parco Nazionale di Daisetsuzan, situato nel centro dell’isola giapponese di Hokkaido. Due uomini di Tokyo stavano facendo escursionismo sul sentiero che porta dal monte Kurodake al monte Asahidake quando si sono persi. Invece di seguire il sentiero, si voltarono e iniziarono a dirigersi a sud, verso il fiume Chubetsugawa.
Quando i due uomini non arrivarono come previsto, fu dato l’allarme e la polizia di Hokkaido inviò un elicottero di soccorso per cercarli. L’area di ricerca era molto vasta, soprattutto perché i due uomini avevano deviato dal percorso previsto, tuttavia per fortuna la polizia si ritrovò presto di fronte ad un enorme messaggio di SOS composto da 19 betulle, ognuna lunga circa 5 metri.
La polizia non riuscì a scorgere gli uomini sul luogo dell’SOS, ma ritrovò i due furbetti della città a circa 2-3 km a nord del cartello. L’elicottero scese in picchiata e li prelevò. Anche in questo caso la polizia di Hokkaido era riuscita ad effettuare un salvataggio. Ma poi le cose presero una piega diversa.
Una volta saliti a bordo dell’elicottero, gli uomini furono interrogati dalla polizia. Ai due uomini furono dati cibo e acqua, nel frattempo uno dei soccorritori sottolineava l’intraprendenza dei due uomini nel costruire un segnale così imponente. I due uomini di Tokyo non avevano idea a cosa si riferisse di preciso il funzionario.
L’elicottero tornò velocemente indietro per mostrare ai due uomini il cartello che aveva rappresentato la loro salvezza. In realtà non lo avevano mai visto prima. Era a dir poco un miracolo essersi persi così vicino al cartello pre-esistente. Un’agghiacciante intuizione colpì gli agenti della polizia: qualcun altro era rimasto bloccato sulla montagna e aveva bisogno di essere salvato.
Sfortunatamente, era troppo tardi per organizzare un’altra squadra di soccorso. La polizia poteva solo sperare che chiunque fosse rimasto bloccato sulle montagne, riuscisse a sopravvivere fino al giorno successivo. Il giorno seguente, il 25 luglio 1989, iniziò una seconda operazione di ricerca e salvataggio. L’SOS si trovava a circa 4 km dalla cima del monte Asahidake e la polizia setacciò a fondo la zona.
Una scoperta agghiacciante
La polizia trovò numerosi frammenti di ossa umane vicino al luogo dell’SOS, la maggior parte dei quali presentava tracce di morsi di animale. Alcune di queste ossa erano rotte, probabilmente nel periodo in cui la persona era ancora in vita, dando alla polizia un indizio sulla sua sorte conclusiva.
Mentre la polizia continuava a perlustrare, fece un’altra macabra scoperta. In una buca vicino all’SOS, sufficiente a far entrare una sola persona, trovarono uno zaino abbandonato.
Nello zaino c’erano quattro cassette, un registratore, alcuni gioielli, un treppiede, un paio di scarpe da basket da uomo, due macchine fotografiche e un notebook. Inoltre, c’era un teschio umano e una patente di guida appartenente a un uomo di 25 anni di nome Kenji Iwamura.
La polizia apprese in breve tempo che Kenji era un impiegato di Konan, nella prefettura di Aichi. Era scomparso cinque anni prima, il 10 luglio 1984, dopo essere partito per un’escursione in quella regione. L’allarme della scomparsa era stato lanciato una settimana dopo, in seguito al mancato rientro sul posto di lavoro. All’epoca della segnalazione, la polizia si impegnò nella ricerca del giovane, che però era scomparso senza lasciare la minima traccia.
Non stupisce che la polizia abbia concluso che le ossa e il cranio rinvenuti appartenessero al povero Kenji. I resti furono inviati all’Università di Medicina di Asahikawa, dove il caso prese una nuova e inaspettata svolta. I medici legali identificarono le ossa come appartenenti ad una donna tra i 20 e i 40 anni.
A questo punto la polizia di Hokkaido decise di riprodurre le cassette che avevano rinvenuto, sperando che contenessero qualche indizio sull’accaduto. Su un nastro trovarono la registrazione di un giovane uomo che grida per 2 minuti e 17 secondi e che dice:
“SOS, aiutatemi, non riesco a muovermi sulla collina, SOS, aiutatemi. È il luogo in cui ho sentito per la prima volta l’elicottero. Il sasa [un tipo di pianta di bambù] è profondo e non si può salire. Tiratemi su da qui”.
Gli agenti rimasero piuttosto sorpresi nello scoprire che le altre cassette contenevano colonne sonore di varie serie televisive di anime di successo, tra cui Magical Princess Mink Momo. Tuttavia, interrogando un conoscente di Iwamura, avevano appreso che il giovane portava con sé delle cassette con le sigle dei programmi anime. La stessa persona dichiarò anche che le scarpe da basket erano della misura corretta.
Inoltre, gli agenti consultarono l’Agenzia Forestale del Giappone e l’Autorità Geografica del Giappone. Entrambe le agenzie esaminarono i dati di vecchie mappe topografiche e trovarono fotografie aeree che confermavano che il cartello SOS si trovava sul fianco della montagna almeno dal 20 settembre 1987, forse addirittura da prima.
Le indagini cominciavano ad allinearsi, ma gli agenti dovevano ancora fornire delle spiegazioni sui resti umani. Infatti, oltre a sostenere che lo scheletro fosse di una donna e non di un uomo di 25 anni, i medici legali dissero che le ossa potessero appartenere a più di una persona. A quel punto, gli investigatori iniziarono a pensare che nel parco fossero scomparsi due uomini e una donna.
Tuttavia, avevano a disposizione solo gli effetti personali di Iwamura. Inoltre, non era stata rilevata la scomparsa di una donna. Chi conosceva Iwamura sosteneva che avesse fatto un’escursione da solo. Chi era questa donna e che rapporto aveva con il ragazzo scomparso? Questa domanda causò molta confusione alle indagini e numerose supposizioni da parte dei media.
Finalmente, il 28 febbraio 1990, fu comunicato che le ossa erano state sottoposte a un nuovo esame. La polizia adesso reputava che appartenessero a uno scheletro, che in realtà era di sesso maschile e non femminile. Molto probabilmente Kenji Iwamura era morto sul fianco della montagna e lo scheletro era proprio il suo. Il caso sembrava quasi chiuso.
Domande senza risposta
Ma ciò non significava che tutti fossero soddisfatti di come si fosse concluso il caso. Rimanevano ancora una manciata di domande che, ancora oggi, alcuni ritengono non abbiano ricevuto delle risposte soddisfacenti.
Paradossalmente, a destare maggiori preoccupazioni è chi avesse realizzato il messaggio di SOS. Le lettere furono realizzate impilando grandi e pesanti betulle cadute, per le quali gli esperti valutarono che ci sarebbero voluti due giorni e uno sforzo incredibile per realizzare uno scritto così grande.
Il punto è che risulta difficile credere che Kenji Iwamura sia stato in grado di costruire un disegno del genere. Dopo l’autopsia dello scheletro, gli incaricati dell’esame definirono il suo proprietario magro e debole, dichiarando che non sarebbe stato in grado di realizzare da solo la scritta. È stato anche sottolineato che non è mai stata trovata un’ascia nel sito.
Inoltre, gli esperti ritenevano che le ossa si fossero fratturate prima della morte, molto probabilmente a causa di una caduta da una considerevole altezza. Ciò rende ancora più improbabile che Iwamura sia riuscito a realizzarlo da solo. A meno che non l’abbia approntato, poi si sia stancato di attendere, quindi abbia cercato di arrampicarsi per mettersi in salvo e sia caduto.
L’ultimo mistero riguarda la registrazione del nastro. È stato ipotizzato che l’uomo nella registrazione stesse cercando di incidere se stesso in modo che, se fosse diventato troppo debole per parlare, avrebbe potuto riprodurre il nastro agli eventuali soccorritori. Forse lo aveva lasciato accidentalmente acceso, memorizzando le sue ultime richieste di aiuto.
È opinione diffusa che l’uomo della registrazione sia proprio Iwamura, anche se i suoi genitori non ne sarebbero così sicuri. Infatti, dopo aver ascoltato la registrazione, non sono stati in grado di confermare o smentire che si trattasse della voce del figlio.
Una spiegazione incompleta
Cosa è successo a Kenji Iwamura? La conclusione più probabile è che stesse facendo un’escursione da solo, si sia perso e sia riuscito a costruire un segnale di SOS prima di soccombere alle ferite e alle intemperie. Quanto ai dubbi sulla sua capacità di costruire il segnale? Le persone disperate sono capaci di cose incredibili.
Purtroppo, però, probabilmente non si saprà mai con certezza cosa gli è successo. Se era solo o no, se la sua morte sia stata un incidente o qualcosa di più sinistro. È possibile che sia partito con qualcun altro per la montagna, e che poi lo abbiano lasciato lassù a morire? Accadono cose più assurde.
Spesso, però, la risposta più ragionevole è sempre quella giusta. Il povero Kenji Iwamura andò in montagna da solo e molto probabilmente morì lassù da solo.