La SS Ourang Medan era una nave mercantile olandese, che secondo varie fonti, è naufragata nelle acque indonesiane dopo che il suo intero equipaggio era scomparso in circostanze poco chiare. Ci sono ampi sospetti e parecchio scetticismo circa la veridicità della storia, con l’ipotesi che la nave non sia mai realmente esistita, ma è diventata semplicemente una sorta di famosa leggenda.
Il primo riferimento alla nave e al suo incidente è rintracciabile nell’edizione di maggio 1952 degli Atti del Consiglio della Marina Mercantile Inglese, pubblicato dalla United States Coast Guard. La parola Ourang, dall’indonesiano vuol dire uomo o persona, mentre Medan è la città più grande dell’isola indonesiana di Sumatra, dando una traduzione approssimativa di “uomo di Medan”.
Racconti del mistero della scomparsa della nave e del suo equipaggio sono comparsi in diversi libri e riviste. La loro veridicità, tuttavia, o persino l’esistenza stessa della nave, non sono confermati a causa della mancanza dei documenti relativi al suo progetto, ai particolari di costruzione della nave e al suo equipaggio. Le ricerche ufficiali effettuate sulla registrazione dei documenti e le indagini relative all’incidente si sono rivelate infruttuose.
La prima apparizione della storia della nave è riportata in una serie di tre articoli del quotidiano olandese-indonesiano De Locomotief: Samarangsch (3 febbraio 1948), Handels-en (28 febbraio 1948) e Advertentie-blad (13 marzo 1948).
Anche se la storia è ripetuta in gran parte, nelle versioni successive ci sono alcune differenze significative. Nel primo articolo il nome della nave Ourang Medan non è mai menzionato, ma si parla del suo avvistamento ed incontro, localizzato esattamente a 400 miglia nautiche a sud-est delle Isole Marshall. Il secondo e il terzo articolo descrivono i racconti dell’unico superstite dell’equipaggio dell’Ourang Medan, che è stato ritrovato da un missionario italiano e dai nativi dell’isola di Taongi, atollo delle isole Marshall.
L’uomo, prima di perire, raccontò al missionario che la nave stava trasportando un carico mal stivato di acido solforico, e che la maggior parte dell’equipaggio perì a causa dei fumi velenosi che fuoriuscirono dai fusti rotti. Secondo le autorità, la Ourang Medan stava navigando da un piccolo ed ignoto porto cinese in direzione della Costa Rica per effettuare un trasporto di materiale clandestino. Il sopravvissuto, un anonimo tedesco, perì dopo aver raccontato la sua storia al missionario, che, a sua volta, raccontò quanto appreso all’autore, Silvio Scherli di Trieste.
Il quotidiano olandese conclude con un disclaimer: «Questa è l’ultima parte della nostra storia sul mistero della Ourang Medan». Dobbiamo ribadire che non abbiamo altri dati su questo «mistero del mare»; né siamo in grado di rispondere alle molte domande senza risposta di questa storia. Può sembrare ovvio che questa sia un emozionante storia d’amore del mare. L’autore, Silvio Scherli è l’unico a sostenere tutt’oggi l’autenticità del racconto.
Secondo la storia, nel mese di giugno 1947 (Gaddis ed altri indicarono come data approssimativa i primi di febbraio 1948), due navi americane che navigano nello Stretto di Malacca, la «Città di Baltimora» e la «Silver Star», raccolsero i messaggi di soccorso dalla nave mercantile olandese Ourang Medan. Dalla nave travagliata giunse il seguente messaggio in alfabeto Morse: «Tutti gli ufficiali, tra cui il capitano della nave e l’equipaggio intero giacciono morti in sala nautica e nel ponte…forse in tutta la nave non restano superstiti»; successivamente seguì un codice Morse indecifrabile ed un ulteriore messaggio finale dal macabro sapore: «…anche io sento arrivare il mio momento, aiutatemi!»
Successivamente, quando l’equipaggio del Silver Star raggiunse la nave, una volta salito a bordo, trovò tutto apparentemente in ordine, salvo che la nave era disseminata di cadaveri (tra cui la carcassa di un cane), in quelle che sembravano essere posture terrorizzati, le braccia di molti, infatti, erano tese verso l’alto in segno di aiuto, anche se non vi erano segni visibili di lesioni o di violenza sui cadaveri. Un incendio improvviso scoppiato nella stiva della nave, costrinse i soccorritori del Silver Star ad evacuare troppo frettolosamente la nave per poter operare ulteriori e più precise indagini. Poco dopo, l’Ourang Medan fu visto esplodere e affondare.
Bainton e altri ipotizzano che l’Ourang Medan potrebbe essere stato coinvolto in operazioni di contrabbando di sostanze chimiche come una combinazione di cianuro di potassio e nitroglicerina o anche le scorte di guerra di gas nervini. Secondo queste teorie, l’acqua di mare sarebbe entrata nella stiva della nave, reagendo con il carico e rilasciando gas tossici, che poi hanno causato la morte dell’equipaggio per asfissia e/o avvelenamento. Successivamente, l’ acqua di mare avrebbe reagito con la nitroglicerina, provocando l’incendio e l’esplosione.
Gaddis avanza la teoria che un fuoco senza fiamma o il malfunzionamento nella caldaia della nave, potrebbe essere stato il responsabile del naufragio. La fuoriuscita di monossido di carbonio avrebbe causato la morte di tutti a bordo, con il fuoco lentamente fuori controllo, che porta alla distruzione definitiva della nave.
Il racconto è apparso in varie riviste e libri su Fortean, a cominciare da un articolo del 1953 del Fate Magazine. Autori come Jessup ipotizzano che l’equipaggio potrebbe essere stato attaccato da UFO o da forze paranormali che avrebbero causato la sua morte. Prove circostanziali citate da queste fonti comprendono l’apparente assenza di una causa naturale della morte, espressioni terrorizzate riferite sui volti dei defunti e le voci che alcuni dei morti sono stati “punti” da un nemico sconosciuto.
Ricerche e approfondimenti
Bainton e altri ipotizzano che l’Ourang Medan potrebbe essere stato coinvolto in operazioni di contrabbando di sostanze chimiche come una combinazione di cianuro di potassio e nitroglicerina o anche le scorte di guerra di gas nervini. Secondo queste teorie, l’acqua di mare sarebbe entrata nella stiva della nave, reagendo con il carico e rilasciando gas tossici, che poi hanno causato la morte dell’equipaggio per asfissia e/o avvelenamento.
Successivamente, l’acqua di mare avrebbe reagito con la nitroglicerina, provocando l’incendio e l’esplosione. Gaddis avanza la teoria che un fuoco senza fiamma o il malfunzionamento nella caldaia della nave, potrebbe essere stato il responsabile del naufragio. La fuoriuscita di monossido di carbonio avrebbe causato la morte di tutti a bordo, con il fuoco lentamente fuori controllo, che porta alla distruzione definitiva della nave.
Il racconto è apparso in varie riviste e libri su Fortean, a cominciare da un articolo del 1953 del Fate Magazine. Autori come Jessup ipotizzano che l’equipaggio potrebbe essere stato attaccato da UFO o da forze paranormali che avrebbero causato la sua morte. Prove circostanziali citate da queste fonti comprendono l’apparente assenza di una causa naturale della morte, espressioni terrorizzate riferite sui volti dei defunti e che le dita delle mani di alcuni di loro stessero «puntando» verso un nemico sconosciuto.