Un dispositivo che produce più energia di quella che consuma è il sogno di molti inventori. Uno di questi è stato Vasile Karpen, un ingegnere rumeno che ha creato una pila elettrochimica che sembra non esaurirsi mai.
La pila di Karpen è in funzione dal 1950 e non mostra affatto la volontà di volersi fermare. Si tratta di un fenomeno che sfida le leggi della termodinamica e che suscita ancora oggi curiosità e dibattito.
Nel 1922, Karpen ottiene il brevetto per la sua pila, ma solo nel 1950 riesce a realizzare il prototipo. La pila si basa su due elementi elettrici in serie che alimentano un motore galvanometrico, il quale fa girare una paletta connessa a un interruttore. La paletta è stata tarata in modo da permettere alle due pile di rigenerarsi e di ripristinare la loro polarità durante l’intervallo in cui il circuito è interrotto.
Questo implica che la pila si ricarica da sola senza bisogno di fonti esterne e che può funzionare “in eterno”. Le batterie elettriche comuni hanno una vita media di 5 anni, al massimo 10 nei casi più performanti, ma la pila di Karpen sembra superare ogni limite visto che è ancora attiva dopo più di 70 anni.
Tuttavia, la Pila di Karpen genera solo una piccola quantità di energia, insufficiente per alimentare i dispositivi elettronici moderni. La sua scoperta potrebbe però aprire la strada a nuove tecnologie per lo stoccaggio dell’energia, se si riuscisse a capire il suo meccanismo di funzionamento, ancora sconosciuto agli scienziati.

Il giornale rumeno “Ziua” ha avuto l’opportunità di verificare la pila con un apparecchio digitale, grazie alla disponibilità del direttore del museo. La pila, realizzata nel 1950, non ha perso la sua carica elettrica: al 27 febbraio 2006, la tensione era ancora di 1 Volt, come all’origine.
Un aspetto curioso della Pila di Karpen, è la sua struttura chimica. Infatti, i due elettrodi che formano il circuito sono fatti di metalli nobili, oro e platino, e sono immersi in un elettrolita costituito da acido solforico puro. Questa scelta insolita potrebbe avere a che fare con il meccanismo che permette alla pila di funzionare da anni senza interruzioni.
L’inventore sosteneva che si sarebbe potuta realizzare una pila simile più grande, in proporzione, per ottenere più energia. Tuttavia, nessuno è riuscito a replicare questa pila con dimensioni superiori, nonostante le ricerche fatte a Parigi, Bucarest e Bologna.
La spiegazione più convincente è che la pila converta periodicamente il calore in movimento, ma questo contraddirebbe il secondo principio della termodinamica, secondo cui il flusso di energia tra due sistemi si stabilizza e si arresta dopo un certo periodo di tempo. La NASA ha mostrato interesse per la Pila di Karpen come possibile fonte di energia per le missioni spaziali.
Un fatto da tenere presente è che non è possibile parlare di batterie perpetue, perché non sono ancora una realtà. Le attuali batterie hanno una lunga durata, ma prima o poi si scaricano.
Si tratta di un reperto storico di grande valore, è custodito gelosamente nel Museo Nazionale della Tecnica “Dimitrie Leonida” di Bucarest, Romania. Questo dispositivo, che produce energia elettrica, non è visibile al pubblico per motivi di sicurezza. Solo il direttore del museo ha accesso alla cassaforte dove è conservato.