La NATO durante la guerra fredda aveva ideato un piano «bizzarro» per contrastare i sottomarini sovietici.
Al culmine della Guerra Fredda, l’alleanza non riusciva a tenere il passo con l’URSS.
All’epoca della crisi missilistica cubana del 1962, l’URSS controllava la più grande forza sottomarina del mondo: circa 300 sottomarini diesel-elettrici e una manciata di modelli a propulsione nucleare. Le marina della NATO non riusciva a tenere il passo delle forze sottomarine sovietiche.
Pertanto, gli strateghi della NATO temevano che il problema potesse essere risolto solo con mezzi nucleari, ovvero lanciare attacchi nucleari contro le basi sottomarine lungo la costa sovietica. Ma la soluzione nucleare avrebbe solo peggiorato i problemi.
I pianificatori disperati, cercarono vari modi per rendere i sottomarini sovietici più facili da cacciare. Qualsiasi tecnologia, che potesse accelerare la ricerca sottomarina valeva la pena di essere presa in considerazione. Iniziò così, un escalation di idee che in alcuni casi, oscillarono tra il comico e la follia.
Ma la storia ci insegna anche, che tante idee, che inizialmente potevano sembrare comiche e folli si sono rivelate poi una grande invenzione. Oggi, grazie ad una di queste, ci possiamo spostare velocemente in ogni parte del globo, l’aereo.
La migliore difesa di un sottomarino, naturalmente è quella di rimanere in «stealth», muoversi tranquillo e non individuabile nelle profondità dei mari. Quindi l’idea, era orientata nella direzione di individuare qualcosa che riuscisse a interrompere il «silenzio» dei sottomarini sovietici; era necessario un vero colpo di genio.
Ecco che uno scienziato canadese, pensò che il rumore di un sottomarino poteva essere generato appiccandogli qualcosa che ne avrebbe aumentato la rumorosità e reso il mezzo più rilevabile alle strumentazioni di difesa. L’idea era abbastanza semplice, il mezzo subacqueo sarebbe stato bombardato da un folto numero di «magneti flessibili», che una volta fatto presa allo scafo metallico, lo avrebbero reso facilmente rintracciabile.
Inoltre, al fine di rimuovere questi magneti dallo scafo del sottomarino, gli equipaggi sovietici inevitabilmente avrebbero rivelato la propria posizione, riducendo così, anche la prontezza al combattimento della flotta sottomarina sovietica.
Tra le bizzarre idee, vi erano anche proposte più realistiche, ad esempio un sistema di sorveglianza sonora, composto da una serie di microfoni subacquei per rilevare i convogli nemici, soluzione funzionale, che continua a essere tuttora utilizzata.
La NATO decise di testare questa idea
Alla fine del 1962, l’ammiragliato britannico inviò il sottomarino diesel del 1945 HMS Auriga in Nuova Scozia per un addestramento antisommergibile congiunto con la marina canadese. Gli inglesi all’epoca stavano aiutando il Canada a creare una forza sottomarina, per cui la Royal Navy Submarine, si esercitava regolarmente con le navi della marina canadese.

Così, durante un esercitazione in mare aperto, l’Auriga in immersione, fu «bombardato» dai magneti. Un aereo di pattuglia canadese sorvolò la posizione del sottomarino e lasciò cadere in mare una pioggia di piccoli magneti.
Per quanto possa sembrare strano, il concetto dei magneti si rivelò un successo clamoroso. Il sottomarino aveva sullo scafo una buona percentuale dei magneti che gli erano stati lanciati, ne venne fuori una partita di tennis iniziò un botta e risposta con i sonar degli operatori, che iniziarono a seguire le tracce del sottomarino, che non fu più in grado di nascondersi in nessun modo. Ma il progetto rivelò da subito anche delle lacune.
Quando l’Auriga emerse alla fine del test, i magneti si erano fatti strada nei fori nelle fessure dello scafo progettati per far defluire l’acqua. Probabilmente i magneti riuscirono a scivolare lungo le fiancate e rimasero saldamente bloccati, riuscendo a penetrare anche nelle casse di zavorra e in vari angoli e fessure. Dato il notevole problema, non fu possibile rimuovere i magneti in mare; vennero rimossi diverse settimane dopo al rientro nel porto di Halifax.
Nel frattempo, però si era constatato che il sottomarino di Sua Maestà, che prima del trattamento si muoveva in modo furtivo e tranquillo nelle profondità del mare, grazie ai magneti era diventato un vero e proprio gruppo rock, tanto che non avrebbe più avuto la possibilità di entrare in combattimento.
Non riuscì nemmeno a continuare la campagna di addestramento, niente di niente fino a quando tutti quei piccoli magneti non furono rimossi dallo scafo e i luoghi in cui erano riusciti a infilarsi; il test, comportò costi in denaro, tempo e frustrazione.
Tuttavia, i magneti funzionarono sui sovietici con gli stessi esasperanti risultati. Dopo aver bombardato diversi sottomarini, gli equipaggi URSS furono costretti ad annullare le missioni e fare ritorno in porto.
Un successo?
In realtà non lo fu, perché la Marina dell’URSS poteva tranquillamente permettersi di mandare temporaneamente «in vacanza» un paio di sottomarini, la NATO invece, in quel momento non era in grado di poter correre lo stesso rischio.
I magneti funzionavano esattamente come previsto, ma erano semplicemente troppo problematici per essere pratici su larga scala. Sembra infatti, che la NATO li abbia dispiegati solo poche volte.
Il magnete sottomarino si era rivelato essere un flop.
Un esperto russo, Vladimir Karyakin, ha definito il piano «un mito, una favola», sostenendo che i magneti avrebbero avuto poco successo, per il semplice fatto che la maggior parte degli scafi dei sottomarini sovietici erano di titanio – metallo amagnetico – e che quelli in acciaio venivano comunque ricoperti con un materiale fonoassorbente.
Curiosità
Il sommergibile diesel HMS Auriga l’11 Febbraio 1970 fu vittima dell’esplosione di una delle batterie mentre è in immersione nell’area di Gibilterra durante delle esercitazioni NATO. Dieci persone rimasero ferite, ma il convoglio riuscì ad emergere in modo sicuro e tornare in porto.