La Sindone di Torino non è certo l’unico manufatto antico che pretende di mostrare la misteriosa immagine dei lineamenti di Cristo. La leggenda cristiana narra di un favoloso velo di lino che mostra anch’esso inspiegabilmente il volto di Gesù.
Si tratta di un telo che si dice abbia poteri miracolosi di guarigione e qualità soprannaturali. Proprio come la Sacra Sindone di Torino, anche questo velo è fonte di discussioni.
Tuttavia, il velo è circondato da misteri più intriganti rispetto a una semplice immagine. Il Vaticano sostiene di aver conservato il velo nel suo archivio ininterrottamente dal XII secolo, ma nel 1999 un esperto di storia dell’arte cristiana, che lavora per gli organismi vaticani, affermò di aver trovato il vero tessuto nascosto in una remota abbazia italiana. Quindi, a cosa dovrebbe credere esattamente il mondo?
Quando Cristo stava trasportando la sua croce attraverso Gerusalemme per poi essere crocifisso sul monte Calvario, una donna si fece avanti e usò il suo velo per asciugare il sudore e il sangue dal suo viso. In segno di gratitudine, Gesù lasciò un’immagine delle sue sembianze impressa sul panno. Sebbene questo episodio non sia menzionato nelle Scritture, la leggenda dice che la donna si chiamava Veronica. Si suppone che abbia conservato il panno e che si sia resa conto che aveva il potere di guarire. Portò il velo a Roma, dove lo adoperò per guarire l’imperatore Tiberio da una malattia, e poi lo lasciò in custodia a Papa Clemente e alla Chiesa cattolica.
I documenti storici indicano che il velo si trovava a Roma almeno dal IV secolo. Nel 1297 fu collocato nella Basilica Vaticana e fu oggetto di venerazione da parte dei pellegrini che credevano che l’immagine fosse effettivamente l’autentico ritratto di Cristo. L’immagine stessa, era quasi identica al volto visto sulla Sindone di Torino. Nel 1608 l’area della Basilica in cui era esposto il velo fu demolita per essere ridisegnata e il telo fu riposto negli archivi del Vaticano. Sotto stretta sorveglianza, veniva portato fuori una volta all’anno per essere visto dal pubblico. O almeno così credevano i fedeli cattolici.
Il 3 giugno 1999, un professore di storia dell’arte cristiana presso l’Università Gregoriana del Vaticano, nonché consulente ufficiale della Commissione papale per la storia culturale della Chiesa, rivelò di aver completato con successo un’indagine durata ben 13 anni per trovare il vero Velo della Veronica. Heinrich Pfeiffer, gesuita tedesco, spiegò che il manufatto esposto annualmente era solo una copia realizzata dal Vaticano per non deludere i pellegrini.
Egli affermò di aver trovato la vera reliquia in un’abbazia del piccolo paese di Manopello, sulle montagne dell’Appennino italiano. I registri del monastero del paese rivelarono che la moglie di un soldato incarcerato rubò il velo nel 1608 e lo vendette a un nobile manopellese per liberare il marito dalla prigionia. Il nobile lo donò ai frati cappuccini dell’abbazia, che da allora lo conservano nel monastero e lo venerano come una sacra reliquia.
Il velo trovato da Pfeiffer è una stoffa quasi trasparente larga 15 cm e lunga 15 cm. L’immagine di colore rosso scuro raffigura un uomo con la barba, i capelli lunghi e gli occhi aperti. Ci sono anche tracce di gocce rosse, che si ritiene sia del sangue. L’immagine stessa sembra apparire e scomparire in base alle diverse condizioni di luce – una qualità che, secondo Pfeiffer, sarebbe stata considerata soprannaturale in tempi meno avanzati. Pfeiffer aggiunse che i test ai raggi ultravioletti confermarono che il velo dell’immagine non era stato creato da una vernice e che l’immagine era stata impregnata in modo identico su entrambi i lati.
Gli scettici però non sono rimasti persuasi. Secondo loro, la natura estremamente sottile del tessuto ha permesso all’immagine di penetrare attraverso di esso e quindi di essere identica su entrambi i lati. Molti ritengono che le somiglianze tra il velo e la Sindone di Torino siano dovute al fatto che il velo è una copia esplicita del telo più grande. Inoltre, sottolineano il fatto che l’incontro tra Veronica e Cristo non è stato mai documentato storicamente e che il suo stesso nome è frutto di fantasia, essendo una combinazione delle parole latine: “vera immagine”, o “vera-icona”.
L’unico modo scientifico per determinare l’età del tessuto è la datazione al carbonio, ma il suo stato fragile e delicato implica il rischio che possa essere irrimediabilmente danneggiato durante il test. Per Pfeiffer non ci sono dubbi sull’autenticità religiosa del velo ed è del tutto convinto che il reperto sia autentico. Tuttavia, per il resto dei cristiani cattolici non è così scontato. Anche se dovessero accettare la leggenda, quale velo sceglierebbero come una reliquia autentica?