Gloria Hiroko Chapman, la moglie di Mark Chapman, l’uomo che l’8 dicembre 1980 uccise John Lennon a New York, ha rivelato che suo marito le aveva detto tempo prima che avrebbe ucciso l’ex membro dei Beatles.
Prima dell’omicidio di Lennon, Mark Chapman, di nazionalità statunitense, era guardia giurata a Honolulu (Hawaii). Aveva trascorsi piuttosto movimentati; era stato tossicodipendente ed era stato ricoverato in una struttura ospedaliera per malati di mente.
Per anni fu un fan dei Beatles, e di Lennon in particolare: nella sua ossessione, arrivò al punto di sposare nel 1979 una donna americana di origine giapponese – Gloria Hiroko Abe – che gli ricordava Yōko Ono. Col tempo si convinse che Lennon aveva tradito gli ideali della sua generazione e si sentì investito della missione di punirlo.
L’8 dicembre 1980, Chapman si appostò davanti all’entrata della residenza di Lennon, il palazzo The Dakota in Central Park a Manhattan (New York City). Quando il musicista uscì di casa, Chapman gli strinse la mano e si fece firmare un autografo sulla copertina di Double Fantasy, ultimo album di Lennon. Ad assistere alla scena vi era il fotografo Paul Goresh, che immortalò la scena in una celebre fotografia che ritrae l’assassino insieme alla sua futura vittima.

Chapman rimase in attesa sul posto per altre quattro ore. Alle 22.52, vedendo Lennon rientrare insieme alla moglie Yoko Ono, prima di aprire il fuoco, Chapman lo chiamò, rivolgendosi a lui con un «Hey, Mr. Lennon!», quindi gli esplose contro cinque colpi di pistola. Quattro dei proiettili colpirono Lennon, uno di questi trapassò l’aorta; Lennon ebbe appena il tempo di fare ancora qualche passo mormorando «I was shot…» [Mi hanno sparato] prima di cadere al suolo perdendo i sensi.
I primi poliziotti ad arrivare furono Steve Spiro e Peter Cullen, di pattuglia sulla 72ª Strada e la Broadway, che avevano appreso la notizia secondo cui un uomo era stato ferito da colpi d’arma da fuoco nei pressi del Dakota.

Gli agenti accorsi sul luogo del delitto si accorsero subito che le ferite riportate da Lennon erano molto serie; non potendo aspettare l’arrivo dell’ambulanza, decisero di caricare il corpo di Lennon nell’auto di servizio per condurlo al vicino ospedale Roosevelt Hospital, dove venne dichiarato morto poco dopo il suo arrivo, alle 23.07.
I medici constatarono sette ferite profonde nel torace, sulla schiena e sul braccio sinistro, ma che non sapevano quanti proiettili lo avessero colpito. Il Dr. Stephen Lynn disse: «Sono sicuro che è morto quando è stato colpito… la sua casa è a circa un chilometro da qui e non credo che fosse possibile salvarlo in alcun modo».
Al momento dell’omicidio, Chapman aveva con sé una copia de «Il giovane Holden». Dopo aver sparato, rimase impassibile sulla scena del crimine, tirò fuori la sua copia del libro e si mise a leggere fino all’arrivo della polizia. Il custode del Dakota Building, Mr. Perdomo, gridò a Chapman: «Lo sai che cosa hai fatto?», al che Chapman rispose con lucida freddezza: «Sì, ho appena sparato a John Lennon». Chapman fu arrestato senza opporre resistenza e tre ore dopo il suo fermo disse:
«Sono sicuro che una grossa parte di me sia Holden Caulfield, che è il protagonista del libro. Una piccola parte di me deve essere il diavolo»
Dopo l’omicidio, le radio locali diffusero la notizia della morte di Lennon e i suoi ammiratori si riunirono nei pressi del Roosevelt Hospital. Il corpo del cantante fu cremato e le ceneri vennero consegnate a Yoko Ono, compagna del celebre cantante, che scelse di non far celebrare alcun funerale.
Pochi giorni dopo, il 14 Dicembre 1980 milioni di persone di tutto il mondo fermarono ogni attività per 10 minuti di silenzio in onore di Lennon; Trentamila si riunirono a Liverpool e circa 225mila persone si recarono a Central Park. In questi dieci minuti ogni stazione radiofonica della grande mela sospese le trasmissioni.
Dopo il drammatico avvenimento alcuni fan dei Beatles si suicidarono; Yoko Ono decise quindi di fare un appello pubblico chiedendo ai fan di non disperarsi per John.
Chapman in seguito dichiarò di essersi già recato a New York un’altra volta, in passato, con l’obiettivo di uccidere Lennon, ma di non esservi riuscito. Affermò anche che le sue azioni avevano lo scopo di ottenere attenzione.
Fu accusato di omicidio di secondo grado (secondo la legge statunitense) e, dichiaratosi colpevole, fu condannato alla reclusione da un minimo di 20 anni al massimo dell’ergastolo (quindi meno della possibile pena massima applicabile, che consisteva in almeno 25 anni).
John Lennon: le strane teorie sulla sua morte
Pochi mesi dopo Chapman venne ritenuto «un fan turbato» mosso da «desiderio di attenzione». Vi sono però numerose teorie secondo cui l’episodio non fu solo il folle gesto di un fan solitario.
CIA e il programma MK-ULTRA
Una teoria avanzata da Fenton Bresler nel libro «Who Killed John Lennon?» ipotizzava che Chapman fosse un assassino della CIA a cui era stato fatto il lavaggio del cervello. Chapman sarebbe stato istigato ad uccidere Lennon dal governo statunitense.
Bresler sosteneva che, mentre Chapman si trovava a Beirut per un incarico di consulente per l’infanzia nei campi profughi, venne plagiato da alcuni agenti della CIA sotto copertura che si trovavano in quelle zone di guerra. Ad avallare questa tesi fu anche il fatto che Chapman venne visto alle Hawaii, in un centro per agenti segreti della CIA e delle forze speciali nel 1976.
Durante questo periodo la CIA potrebbe aver drogato Chapman nell’ambito del programma MK-ULTRA, secondo quanto rivelato al senato nel 1975, facendogli il lavaggio del cervello per assassinare John Lennon.
Nella realtà alternativa dei complottisti, piace pensare che MK-ULTRA fosse a sua volta un raffinatissimo programma che usava tecniche all’avanguardia per il controllo mentale. Non era così.
Le spie procedevano a tentoni, somministrando droghe allucinogene all’insaputa dei soggetti e osservare gli effetti prodotti da esse, mentre nel frattempo finanziavano le ricerche che potevano tornare loro utili. Più che al controllo mentale, l’agenzia aveva un obiettivo più generale: militarizzare droghe e psichiatria. Il risultato più tangibile del programma è stato infatti il manuale di interrogatorio chiamato Kubark.
Ma perché il governo statunitense avrebbe voluto vedere morto John Lennon?
Lennon non era solo un cantante, era un attivista che manifestava contro la guerra in Vietnam, per la CND (Campagna per il disarmo nucleare) e appoggiava lo sciopero degli operai nei cantieri navali. I federali misero sotto controllo il telefono di Lennon e lo pedinarono per anni. Il presidente Nixon in persona lo vedeva come un pericolo per la rielezione, e tentò di farlo deportare nel Regno Unito.

Nel 1972 Lennon arrivò ad affermare: «Se succede qualcosa a Yoko e a me, non sarà un incidente». Secondo una fonte vicina alla casa discografica di Lennon, alcune delle sue canzoni contengono indizi alquanto inquietanti che avrebbero fatto presagire la sua morte.
Un altro aspetto sinistro della faccenda fu la dichiarazione della CNN: Lennon aveva previsto la propria morte nella canzone del 1980 «Help me to help Myself», che recita: «L’angelo della distruzione continua a braccarmi (…) Oh signore aiutami». Inoltre nell’edizione USA del «Magical Mystery Tour» dei Beatles, si vedeva una foto di Lennon accanto ad un cartello su cui vi era scritto «The best way to go is by M&D C» le iniziali di Chapman.

Stephen King
Secondo un certo Steve Lightfoot il maestro del brivido Stephen King sarebbe il vero assassino del cantante, Chapman era solo il capro espiatorio. La prova? La fotografia in cui Chapman si fa autografare un disco da Lennon poco prima della morte: messa di fianco a una foto dello scrittore da giovane si nota una certa somiglianza nei lineamenti.
Ci sarebbero anche dei messaggi cifrati nei maggiori quotidiani che raccontano come King abbia agito sull’ordine di Nixon e di Reagan, e naturalmente nei suoi libri ci sarebbero delle confessioni camuffate. Da oltre vent’anni Lightfoot tormenta lo scrittore con queste accuse, King dal canto suo ha provato a scrivergli per farlo ragionare, ma probabilmente ha peggiorato la situazione.
La teoria degli UFO
John Lennon è stato ucciso dopo aver scoperto la verità sugli ufo? La teoria circola nell’ambiente dei teorici del complotto. Secondo molti la sua morte sarebbe legata ad alcune dichiarazioni fatte il 23 agosto del 1974, quando affermò di aver visto dal suo terrazzo nella casa di New York un ufo solcare il cielo. L’oggetto volante non identificato sarebbe stato visto anche dalla fidanzata dell’epoca, May Pang, che nel suo libro «Loving John» ha descritto l’oggetto come un enorme disco che volava e non faceva rumore.
Ma non è tutto. John Lennon aveva anche affermato di essere stato rapito dagli alieni. Larry Warren ha raccontato che una volta il cantante inglese gli confidò di essere stato rapito dagli alieni e di sentirsi molto differente dalle altre persone. L’incontro di Lennon con gli alieni venne raccontato anche da Uri Geller, sensitivo israeliano, in un articolo del Telegraph in cui venne riportata la conversazione fra i due:
«Ho raccontato questa storia solamente a due persone sai? – affermò Lennon – Una è Yoko, e lei mi crede. Dice di non comprenderla, ma sa che non le mentirei mai. L’ho detto a un’altra persona, ma non mi crede. Si è messa a ridere, e poi mi ha detto che dovevo essere sotto l’effetto di qualcosa. Beh, mi era capitato un sacco di volte, ma non ho mai visto niente sotto acido che fosse così strano come questi insetti. Ero sobrio quella notte. Non stavo sognando e non ero in acido. Quelle creature c’erano davvero, erano simili a persone, ma non proprio persone e stavano nel mio appartamento».
Poco dopo Lennon iniziò ad essere ossessionato dagli ufo e dagli alieni, sino a quando non annunciò di volersi ritirare dal mondo della musica. Cinque anni più tardi Lennon annunciò di voler incidere un nuovo album e poco dopo venne ucciso.