Il Messerschnitt Me 262 Schwalbe (rondine) può essere considerato, a ragione, il più avanzato caccia intercettore divenuto operativo durante il secondo conflitto mondiale.
A differenza dell’inglese Gloster Meteor che ebbe una vita e un successo diffuso anche dopo la fine della guerra, il Me 262 sarebbe rimasto un aereo strettamente legato al regime nazista, se si esclude la sua breve produzione postbellica in Cecoslovacchia prima dell’avvento del governo comunista. Nonostante questo elemento, per così dire, dequalificante, il velivolo tedesco racchiudeva in sé fin dalla nascita tutti gli elementi per essere considerato un progetto vincente e, soprattutto, efficace per scopi bellici.
Infatti, già a partire dalla cellula della carlinga, affusolata ed elegante come mai nessun aereo prima aveva avuto, dimostrava l’evoluzione che stava portando la tecnica areonautica dall’aereo a pistoni verso quello a reazione. Quasi per ironia della sorte, il primo volo del Me 262 avvenuto il 18 aprile 1941 avvenne proprio con un motore a pistoni, mancando ancora un motore a reazione davvero affidabile. Un’altra modifica che venne apportata al prototipo durante lo sviluppo fu la sostituzione del ruotino posteriore tradizionale con uno anteriore che avrebbe consegnato allo Schwalbe il carrello triciclo anteriore tipico degli aviogetti moderni.
Il 18 luglio del 1942 volò per la prima volta un prototipo dotato di due turboreattori Junkers 109-004A-0 che si dimostrare immediatamente potenti oltre ogni aspettativa: portavano il Me 262 a quasi 900 km/h a una quota di poco più di 6000 metri! Anche se il montaggio dei motori era sotto le ali, fatto che limitava leggermente le prestazioni, nell’insieme il nuovo velivolo poteva surclassare tutti i caccia alleati in termini di velocità e, in misura minore, di maneggevolezza.
A questi vantaggi legati alla progettazione della cellula e dei motori si aggiunsero un’elevata visibilità “a testa alta” del pilota, perfetta per il combattimento tra caccia e un armamento straordinariamente efficace quali i 4 cannoni MK 180 da 30 mm che ne costituivano la dotazione standard.
Si può dire che se fosse stato prodotto in numero adeguato e con materie prime all’altezza, il Me 262 avrebbe potuto minacciare seriamente i bombardieri alleati che nell’ultima parte della seconda guerra mondiale dominavano i cieli della Germania, portando morte e distruzione praticamente indisturbati. Purtroppo, come spesso accade, la portata rivoluzionaria di un progetto non fu supportata altrettanto brillantemente né dai quadri di comando della Luftwaffe né dalla scarsa qualità dei materiali utilizzati per la costruzione dell’evoluzione dei motori utilizzati dal velivolo, cioè i Jumo 004B, che rimasero il vero punto debole.
Hitler, nella sua ossessiva ricerca di un’arma di distruzione che gli consentisse di riportare la guerra sopra la Gran Bretagna, stoltamente si ostinò a pretendere che la prima applicazione operativa del Me 262 non fosse nel suo ruolo naturale di caccia, ma come bombardiere ad alta velocità col nome di Sturmvogel (Procellaria). L’unica differenza tra le due implementazioni consisteva in due piloni portabombe sotto il muso che, oltre a far decadere ulteriormente le prestazioni, non costituivano sicuramente una seria minaccia vista l’esigua quantità di carico bellico che poteva esservi agganciato.
Furono così persi mesi preziosi che avrebbero potuto essere impiegati più fruttuosamente nel miglioramento del progetto iniziale per un caccia a reazione. Solo quando la guerra uscì dalla Francia, durante l’autunno-inverno del 1944, anche Hitler si convinse che il Me 262 avrebbe meglio servito la causa tedesca nell’opporsi ai bombardieri alleati sopra le città del Reich.
Sebbene quest’apparecchio avesse tutti i crismi per opporsi con successo alla caccia alleata, gli esordi non furono dei più felici. Il comandante dell’EKdo (ErprobungsKommando) 262 era rimasto ucciso nei primi voli operativi nel tentativo di intercettare un caccia nemico. Inoltre, gli uomini che lo pilotarono si accorsero ben presto dei difetti oltre che dei pregi della nuova arma. Per cominciare, i motori erano estremamente sensibili alle variazioni del flusso di alimentazione, elemento che fece subito comprendere ai più esperti che era molto meglio chiuderla in fase di atterraggio, costringendosi in questo modo a un unico tentativo per toccare terra.
Ciò fu ben presto scoperto dai piloti alleati che non fecero altro che aspettare i Me 262 sopra le loro basi, dove per atterrare si trasformavano in goffi e incontrollabili “sacchi” di metallo. In aggiunta, il calore sprigionato dai motori a reazione rendeva molto pericolosa la partenza da piste in asfalto, poiché era probabile lo scatenarsi di un incendio. Per ovviare a questo problema, i Me 262 dovettero decollare da piste in cemento facilmente rilevabili nelle missioni di ricognizione fotografica aerea degli Alleati e, quindi, sicuri bersagli di successivi bombardamenti.
Nel proseguo del declino tedesco verso l’inevitabile disfatta, il Me 262 diventò l’ultimo baluardo contro le offensive aeree nemiche. Per questo motivo, ogni nuova arma era collaudata su di esso. Fu provato addirittura un enorme cannone BK5 da 50 mm prima di arrivare all’arma definitiva negli scontri aerei moderni: il razzo aria-aria. Quest’arma era montata su semplici rastrelliere di legno che a differenza del Me 163 erano montate orizzontalmente in modo da consentire di sparare nella stessa direzione di volo del velivolo.
Fino all’aprile 1945 furono costruiti più di 1400 Messerschnitt Me 262, ma solo il 40% circa ebbe modo di entrare in servizio attivo. Negli scontri con i Mustang americani, nonostante il vantaggio tecnologico, il numero di sconfitte e successi fu sostanzialmente in equilibrio. Forse avrebbe potuto davvero cambiare le sorti del conflitto se le truppe terrestri degli alleati non avessero spazzato via la maggior parte delle basi di partenza nella loro inarrestabile avanzata verso il cuore della Germania.