Nel corso della storia, le sostanze psicotrope sono state impiegate per scopi militari, in quanto influenzano il funzionamento del cervello. Queste sostanze possono ridurre la paura, stimolare l’adrenalina, annullare le inibizioni o la sensazione di stanchezza.
In sintesi, la droga è un elemento imprescindibile della guerra: tutte le guerre che hanno segnato la storia dell’umanità, dalle epiche battaglie degli antichi greci fino alle attuali operazioni militari contro lo Stato Islamico, sono caratterizzate dal consumo di sostanze psicoattive, fornite ai combattenti per aumentare le loro capacità fisiche e per annullare il senso di paura e di fatica.
Esseri umani sfiancati e atterriti hanno trovato e trovano, la forza per continuare a combattere, per andare incontro alla morte, anche grazie all’ausilio di psicostimolanti.
La storia dei combattenti che usavano sostanze psicoattive per aumentare le loro prestazioni è antica e variegata. Tra i primi esempi ci sono gli opliti omerici, che si inebriavano di vino per affrontare il nemico con più ardore, e i soldati di Annibale, che masticavano foglie di coca per resistere alla fatica. Altri guerrieri famosi per il loro uso di droghe erano i vichinghi e gli hashshashin, una setta islamica sciita che combatteva i Crociati nel 1200. Questi ultimi assumevano hashish per entrare in uno stato di trance che li rendeva spietati e invulnerabili al dolore. Anche in altre regioni del mondo, come il Nord Africa e l’India, i guerrieri ricorrevano alla cannabis e all’hashish prima delle battaglie per aumentare la loro forza e il loro coraggio.
Nei tempi antichi, i funghi allucinogeni o le piante con proprietà energetiche erano usati in riti e cerimonie per favorire e celebrare i guerrieri. Queste sostanze venivano ingerite per alterare lo stato di coscienza e aumentare la forza e il coraggio.
La coca era usata dagli Inca per combattere la stanchezza; i Prussiani facevano lo stesso con la cocaina duecento anni fa, la consuetudine sarebbe rimasta anche in seguito, con caffeina e nicotina. Questa è una storia che si ripete in molte culture, con diverse droghe.
Nel contesto dei conflitti moderni, il fenomeno delle sostanze stupefacenti si espande in modo sistematico, è accettato dai comandi militari se non addirittura imposto. L’elemento rituale come quello religioso scompare: la droga è diventata un mezzo di guerra al pari degli altri.
Un fatto poco noto è che Adolf Hitler, il dittatore della Germania nazista, era dipendente da un potente oppioide chiamato ossicodone. Questa sostanza, che ha effetti simili alla morfina, gli veniva iniettata regolarmente dal suo medico personale Theodor Morell, che gli preparava un cocktail di vari farmaci. Hitler credeva che queste iniezioni gli dessero forza e vigore, ma in realtà ne minavano la salute e il giudizio.
Il consumo di sostanze psicotrope ha una lunga storia, ma è nel XX secolo che si assiste a una vera e propria esplosione di questo fenomeno. Tra i primi esempi di doping chimico, si ricorda la scoperta del Pervitin, un derivato della metanfetamina, da parte del chimico tedesco Fritz Hauschild nel 1937.
Questa sostanza, che aveva effetti stimolanti e anestetici, fu distribuita ai soldati nazisti durante la seconda guerra mondiale sotto il nome di Panzerschokolade, «cioccolato per carri armati», per aumentare la loro resistenza e aggressività.
Il Pervitin era considerato una sostanza di grande valore militare, si credeva che il suo effetto fosse benefico per le operazioni militari, in quanto aumentava la resistenza, la concentrazione e l’aggressività dei combattenti. Il Pervitin riduceva anche il bisogno di sonno, di cibo e di acqua, consentendo ai soldati di affrontare lunghe marce e battaglie senza stancarsi. Tuttavia, il Pervitin aveva anche gravi effetti collaterali, come dipendenza, psicosi, paranoia e danni al sistema nervoso.
Stando a quanto riportato dallo scrittore Norman Ohler, questa sostanza nel 1940 permise all’esercito nazista di conquistare l’Olanda in soli 4 giorni, durante i quali i soldati combatterono senza sosta e senza tregua, rinunciando anche al sonno.
Grazie a questa sostanza, i militari della Wehrmacth riuscirono a sferrare attacchi fulminei e a percorrere lunghe distanze senza fermarsi. Un esempio fu la battaglia di Dunkerque, dove i tedeschi avanzarono per 10 giorni consecutivi, facendo una media di 35 chilometri al giorno.
Mentre i soldati tedeschi si drogavano di pervitin, i loro nemici anglo-americani non erano da meno. Infatti, usavano cocaina, benzedrina e anfetamina, che mischiavano al cioccolato per creare delle golose barrette energetiche. Queste venivano distribuite ai piloti e ai carristi, che le chiamavano rispettivamente «cioccolata dell’aviatore» e «panzer cioccolata». Così, potevano restare svegli e concentrati per ore, ma anche più aggressivi e impulsivi.
La guerra mondiale fu un’occasione per l’industria farmaceutica di sperimentare nuove sostanze sui soldati, che diventarono dei veri e propri laboratori viventi. Le droghe avevano lo scopo di aumentare le capacità fisiche dei combattenti, soprattutto quando erano stremati dalla fatica, e di modificare il loro stato d’animo: Il militare diventava più sicuro di sé, più violento e più determinato.
Un altro esempio di come le droghe influenzassero la guerra si trova nelle testimonianze scritte e orali dei soldati britannici della 24ª brigata di carri armati, che combattevano in Egitto nel 1942. Essi ricevevano una dose giornaliera di venti milligrammi di benzedrina, una sostanza stimolante che aumentava la resistenza, la concentrazione e l’aggressività. Le ricette e i promemoria trovati tra le loro attrezzature belliche mostrano come usassero questa e altre sostanze stupefacenti per affrontare le difficoltà del combattimento.
Quando le forze americane sbarcarono in Algeria e Marocco nel novembre del 1942, portarono con sé una grande quantità di una sostanza stimolante chiamata benzedrina. Questa droga, che oggi conosciamo come anfetamina, era usata per combattere la fatica, aumentare la concentrazione e migliorare il morale dei soldati. Il generale Dwight D. Eisenhower, il comandante supremo delle forze alleate in Africa del Nord, era un forte sostenitore dell’uso della benzedrina e ne ordinò mezzo milione di compresse per i suoi uomini.
Naturalmente l’uso di queste sostanze provocava delle conseguenze devastanti da pagare in termini di salute fisica e mentale, ma la priorità, in quel momento, era solo una: vincere la guerra. Le conseguenze di quella dipendenza si manifestarono solo dopo la fine della guerra, quando la scienza rivelò i danni irreparabili causati da quell’abuso tra le truppe.
Il ritorno dalla guerra non fu facile per molti soldati che soffrivano di vari problemi psicologici e fisici. Alcuni di loro erano dipendenti da droghe, altri erano depressi, ansiosi o avevano difficoltà a pensare. Anche molti civili si rifugiarono nelle sostanze psicotrope per dimenticare gli orrori del conflitto. La situazione era così grave che Nixon dovette creare dei programmi speciali per aiutare queste persone a guarire dal trauma post-bellico.
Come i nazisti, anche i soldati giapponesi facevano uso di anfetamine durante la guerra mondiale per sopportare meglio la fatica e la fame. Dall’altra parte, le forze alleate non erano da meno e ricorrevano a droghe psicoattive per affrontare il nemico senza svantaggi.
L’uso di droghe nei conflitti armati, nonostante le conseguenze ormai note, non si esaurì nel 1945, ma continuò negli anni successivi. Durante la Guerra del Vietnam i soldati statunitensi abusavano di oppio, cannabis ed eroina, per resistere in quell’inferno dal quale molti non sarebbero mai più tornati.
Un altro esempio di come la guerra influenzi la medicina è il Modafinil, un farmaco che serve per trattare la narcolessia, ma che viene usato anche come sostanza dopante da alcuni sportivi. Questo farmaco ha la capacità di mantenere svegli le persone per due giorni di fila, senza causare sonnolenza o stanchezza. Per questo motivo, molti eserciti lo somministrano ai loro soldati, soprattutto ai piloti, per farli restare vigili durante le missioni. Il primo caso documentato è stato quello dei piloti americani in Iraq nel 2003.
In Afghanistan invece si usava anfetamina, come dimostrato, per esempio, con l’incidente della Tarnak farm, nel 2002, quando il pilota di un F-16 statunitense, probabilmente sotto l’effetto di quella sostanza, ha colpito per errore una postazione canadese, uccidendo quattro soldati.
Attualmente, una sostanza utilizzata è il Coptagon, una sostanza psicoattiva che viene assunta dai combattenti dell’Isis per aumentare la loro aggressività e sopprimere le emozioni negative. Si tratta di una miscela di anfetamina e altre sostanze stimolanti che agiscono sul sistema nervoso centrale. Il Coptagon ha effetti collaterali gravi, come paranoia, allucinazioni e dipendenza. Il suo uso è illegale in molti paesi e condannato dalla comunità internazionale.
Il rapporto dell’intelligence statunitense ha rivelato che questo stupefacente è considerato un’arma tattica pericolosa, perché aumenta la propensione alla violenza e al sacrificio dei combattenti. Il rapporto avverte che questo stupefacente può essere usato per manipolare e motivare i guerrieri a compiere atti di martirio durante la guerra.