C’è un ammasso stellare conosciuto sin dai tempi più remoti di una bellezza da togliere il fiato. È l’ammasso delle Pleiadi (M45 nel catalogo di Messier), nella costellazione del Toro. Le sue stelle più luminose sono visibili anche a occhio nudo, persino dai cieli delle grandi città.
In molte culture e civiltà del passato, il numero di stelle delle Pleiadi che si riusciva a contare a occhio nudo era considerato un ottimo test di acuità visiva. Dove i cieli sono molto scuri, fuori dalle aree urbane, chi ha una vista molto acuta può scorgere nell’ammasso fino a una dozzina di stelle. In luoghi dove invece c’è inquinamento luminoso, questo numero scende a cinque o sei al massimo.
Ma in molte culture il numero più comunemente associato alle Pleiadi è il sette. Per esempio, nelle civiltà influenzate dalla mitologia greca come la nostra, le Pleiadi sono note anche come le Sette Sorelle: il nome trae origine dalle ninfe Oreadi, o Orestiadi, che vivevano secondo il mito sui monti.
Le Pleiadi sono tra le prime stelle a essere menzionate in letteratura: ve n’è traccia negli annali cinesi del 2350 a.C., nel poema di Esiodo del 1000 a.C. e nell’Iliade e nell’Odissea di Omero per quanto riguarda la cultura europea. I marinai e i contadini di ogni popolo hanno sempre fatto riferimento a questa costellazione per la navigazione e per i raccolti. La saga Le sette sorelle si basa sulla mitologia greca, ma nel mondo le leggende che riguardano la costellazione sono numerose.
Mitologia greca
Le Pleiadi erano sette sorelle: Maia, Alcyone, Asterope, Celeno, Taigete, Elettra e Merope. Figlie di Atlante, il titano a cui Zeus aveva affidato il compito di sostenere la Terra, e di Pleione, la dea protettrice dei marinai. In seguito a un fortuito incontro con Orione, le Pleiadi e la loro madre diventano preda del cacciatore. Per proteggerle dagli assillanti assalti amorosi di lui, Zeus le tramuta in colombe e le libera in cielo. Si dice anche che Zeus fosse il padre di tre delle sorelle. Le Sette sorelle sono spesso associate a figure marine per questo simboleggiano i mari, le acque, i fiumi, la pioggia e il gelo. Conosciute anche con il nome di Oceanidi, alcune fonti rivelano che il loro nome derivi dall’antico termine greco plein, ossia navigare.
- Maia – è la maggiore delle sorelle nota per la sua straordinaria bellezza e per la sua vita solitaria. Nonostante fosse molto bella, era una donna timida e riservata che prediligeva la solitudine e viveva da sola in una caverna. Il suo nome significa “madre” in latino, ma racchiude anche il significato di “fecondità”, perciò i Romani la consideravano la dea della primavera da cui deriva il nome del mese di maggio.
- Alcyone (Ally) – è la seconda delle sorelle, ma è conosciuta per essere la più forte. Durante i giorni di Alcione, quando il mondo era pervaso di gioia, prosperità e quiete, lei vegliava sul Mar Mediterraneo rendendolo sicuro per i marinai. Sposata con Ceice, re della Tessaglia, i due ingannarono Zeus ed Era, facendosi passare per loro. Zeus per vendicarsi, aspettò che i due si separassero, per scatenare una tempesta che affondò la nave di Ceice che morì affogato.
- Asterope (Stella) – è il nome greco per “stella” e viene rappresentata, nella tradizione, come la più debole delle sorelle proprio a causa della sua ridotta luminosità. Fu la madre di Enomao, figlio di Ares, dio della guerra. In altre versioni del mito invece è la moglie dello stesso Enomao da cui ebbe quattro bambini.
- Celeno (Ce-Ce) – significa “melone” o “scuro”. Proprio come Asterope, la sua luminosità è ridotta, rispetto alle altre, perché si narra sia stata colpita dal fulmine di Theo. Ebbe numerosi figli: Lico (il lupo) e Chimera (in parte leone, drago e capra) da Prometeo; nonché Lico e Nicteo da Poseidone, dio del mare.
- Taigete (Tiggy) – la mitologia vuole che vivesse in solitudine tra le montagne come la sorella Maia. Artemide, il suo amato, la tramutò in colomba così da sfuggire all’amore che Zeus nutriva nei suoi confronti. Anche Ercole provò a sedurla.
- Elettra – nota per essere la terza stella più brillante della costellazione, ebbe quattro figli tra cui Dardano, fondatore della città di Troia. In alcune storie si narra che Elettra fosse la “Pleiade perduta”, poiché scomparve in seguito alla caduta di Troia e alla morte del figlio.
- Merope (la sorella perduta) – fu l’ultima stella a essere mappata dagli astronomi perché invisibile a occhio nudo. Tra le più belle della costellazione, è soprannominata la “stella perduta” per aver nascosto il volto dalla vergogna di essere sposata a un mortale, Sisifo. Altri dicono che si vergognasse perché Sisifo era un criminale, la cui pena era spingere un pesante masso in cima a una vetta che poi rotolava sempre giù. La somiglianza con il padre di Merope, Atlante, che doveva sopportare sulle spalle il peso del mondo, è molto chiara.
Nativi americani
In Wyoming si staglia Mateo Tipi o la Torre del Diavolo, una conformazione rocciosa alta 366m. La leggenda narra che mentre la tribù Kiowa stava migrando a sud per l’inverno, si accampò presso un fiume dove c’erano molti orsi. Un giorno, sette giovani donne stavano giocando lungo il fiume quando alcuni orsi le attaccarono. Terrorizzate le ragazze scalarono una roccia e chiesero protezione al Grande Spirito. Quest’ultimo, uditi i pianti delle giovani, trasformò la roccia in un monte scosceso impedendo così agli orsi di raggiungerle. Tuttavia gli animali cercarono di arrampicarsi lasciando il segno dei loro artigli nella roccia e, rendendo la conformazione sempre più elevata, proiettarono le sette ragazze fino alle stelle.
Gli indiani Mono dell’ovest credevano che le Pleiadi fossero delle spose che a causa della loro golosità per le cipolle erano state cacciate da casa dai mariti. Una volta soli questi si pentirono di averle allontanate e si misero a cercarle invano. Avevano vagato per i cieli ed erano diventati stelle.
Presso le tribù Blackfoot nell’Alberta e in Montana, le Pleiadi erano conosciute come gli “Orfani”. Un gruppo di bambini orfani che fu cacciato dalla tribù e venne accolto da un branco di lupi. Rattristati dalla loro vita solitaria, chiesero al Grande Spirito di poter giocare insieme nel cielo. Ogni notte, in ricordo della crudeltà nei loro confronti, la tribù fu condannata a udire l’ululato dei lupi che piangevano per i loro amici perduti.
Leggende aborigene
Presso le tribù aborigene del nord le Sette sorelle sono chiamate spiriti dell’acqua Yunggarmurra e sono le detentrici della bellezza nonché dell’amore. Dunia, il loro padre, era stato trasformato in coccodrillo per frenare i comportamenti incestuosi nei confronti delle figlie. Gli aborigeni ritengono che le stelle indossino un “mantello” di cristallo che le fa risplendere in cielo.
Leggenda Hindu
In India le Pleiadi sono chiamate Krittika e sono le mogli di sette uomini saggi, i Sette Rishi o Sette Veggenti. Le Pleiadi erano anche rappresentate come le sei madri del dio della guerra Murugan, solitamente raffigurato con sei teste.
Le sei sorelle del Giappone
In Giappone le Sette sorelle sono conosciute con il termine Subaru, che in giapponese significa unito e unità. Il logo della famosa casa automobilistica Subaru è infatti un chiaro riferimento all’ammasso stellare. Vi compaiono però soltanto sei stelle e non sette, perché nella tradizione giapponese una delle Sette Sorelle era invisibile. Si chiama Subaru, in onore delle Pleiadi, anche il telescopio nazionale giapponese, con specchio da 8,3 metri, situato sulla vetta del Mauna Kea alle Hawaii.
Astronomia
Con l’avvento dei telescopi, si è visto che l’ammasso è formato in realtà da un numero molto più elevato di stelle, alcune molto brillanti, altre appena ai limiti della visibilità. Le stelle più luminose e note delle Pleiadi sono nove. Sette di esse hanno i nomi delle ninfe Oreadi: sono Asterope, Merope, Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Le altre due sono Atlante e Pleione, che, nella mitologia greca, sono i genitori delle Oreadi.

Le stelle più luminose dell’ammasso sono tutte di classe B. Significa che hanno temperature effettive nell’ordine dei 12–13.000 K, cioè più del doppio del Sole. Tra esse vi sono giganti, sub-giganti e stelle di sequenza principale. Hanno raggio e massa 3 o più volte maggiori di quelli solari e sono centinaia o addirittura migliaia di volte più luminose. Alcyone, la stella più brillante delle Pleiadi, è oltre 2.000 volte più luminosa del Sole.
Il nucleo dell’ammasso ha un raggio di circa 8 anni luce: poco meno del doppio della distanza tra il Sole e il sistema di Alfa Centauri. La popolazione complessiva delle Pleiadi è di circa un migliaio di stelle; un numero imprecisato di esse fa parte di sistemi binari o multipli. La massa totale è stimata in 800 masse solari, o giù di lì.
Alle Pleiadi appartiene anche una numerosa popolazione di nane brune, cioè stelle fallite: oggetti troppo poco massicci per innescare le reazioni di fusione termonucleare che fanno brillare le stelle vere e proprie. Si stima che il 25% della popolazione dell’ammasso sia costituita da nane brune, anche se formano solo il 2% della massa totale.
Molti studi sono stati dedicati alla ricerca di nane brune nelle Pleiadi. La ragione di ciò è che si tratta di un ammasso relativamente giovane, formato per lo più da stelle coeve. Ciò significa che le nane brune che ne fanno parte sono più facilmente individuabili che altrove. Gli oggetti di questo tipo, infatti, non essendo sostenuti da processi di fusione nucleare, brillano solo fintanto che rimane al loro interno del calore da dissipare, accumulato durante la fase giovanile di contrazione. Ne consegue che più invecchiano, più quel calore diminuisce, più diventano fioche: così fioche da non poter essere viste neppure nell’infrarosso.
Che le Pleiadi siano un ammasso di stelle collegate tra loro da un’origine comune è stato dedotto studiando il loro moto proprio e la velocità radiale. Si muovono infatti insieme nello spazio e il modo in cui si muovono indica anche che non rimarranno legate per sempre. L’ammasso è infatti troppo disperso per mantenersi compatto a tempo indeterminato. Si stima che le interazioni gravitazionali in corso non consentiranno alle Pleiadi di sopravvivere per più di 250 milioni di anni: un tempo per la verità ben più lungo di quella che è l’età attuale dell’ammasso, che gli astronomi calcolano in 100 milioni di anni circa.
Molto controversa è stata la stima della distanza. Che le Pleiadi siano tra gli ammassi più vicini alla Terra è stato chiaro da lungo tempo, ma quale fosse esattamente la loro distanza lo è stato molto meno. Un accurato calcolo della parallasse trigonometrica pubblicato nel 2014 su Science sembra abbia risolto la controversia. Le misurazioni, condotte con il metodo dell’interferometria a base lunghissima, hanno dato la misura di 136,2 ± 1,2 parsec: le Pleiadi distano 444 anni luce. Si tratta di un dato molto importante, perché conoscere la distanza esatta di un ampio gruppo di stelle collegate tra loro consente di ricavare un’impressionante mole di informazioni e, soprattutto, di usare quelle informazioni per ricavare la distanza di stelle e ammassi più lontani.
Una delle caratteristiche più affascinanti delle Pleiadi è la diffusa nebulosità bluastra da cui le stelle più luminose dell’ammasso sono circondate. Si tratta di nebulose a riflessione: masse di polveri interstellari riflettono la luce delle stelle più brillanti, come tanti piccolissimi specchi sospesi nello spazio.
Ma la presenza di quelle polveri nei pressi delle Pleiadi è probabilmente solo una coincidenza. I 100 milioni di anni trascorsi dalla formazione dell’ammasso sono infatti un tempo più che sufficiente perché la pressione di radiazione delle stelle più brillanti abbia dissipato completamente la materia interstellare da cui si formarono. Le nebulosità che vediamo oggi non possono essere perciò materiale sopravvissuto all’epoca in cui si formarono le Pleiadi. Più probabilmente si tratta di polveri galattiche preesistenti, che le stelle dell’ammasso stanno casualmente attraversando.