Il 3 settembre 1939 divenne chiaro che la Seconda Guerra Mondiale avrebbe riprodotto gli orrori di quella del 1914 in modo ancora peggiore, quando l’allora ministro britannico Neville Chamberlain annunciò pubblicamente che il Paese sarebbe entrato in guerra.
Preoccupato per il razionamento e la scarsità di cibo e per l’intero scenario di difficoltà che il conflitto avrebbe comportato, il governo britannico formò il National Air Raid Precautions Animals Committee (NARPAC), il cui scopo era quello di decidere cosa fare della popolazione di migliaia di animali domestici dopo l’inizio della guerra.
All’epoca, l’organizzazione stimava che il Paese ospitasse circa 7 milioni di cani e gatti, 56 milioni di uccelli e più di 37 milioni di animali da fattoria, ovvero gli animali domestici erano circa il doppio rispetto alle popolazione inglese.
La NARPAC quindi, pubblicò un opuscolo «gentile e comprensivo» che consigliava ai proprietari di animali di trasferirli dalle grandi città alla campagna, in modo che potessero essere accuditi presso dei parenti. Tuttavia, questa possibilità venne sollevata solo come una mera opzione, in modo che il consiglio del governo di ucciderli non sembrasse così disumano.
Si precisava inoltre, che se il proprietario non avesse avuto la possibilità di trasferire i propri animali, «la cosa più gentile» sarebbe stata sopprimerli. Il volantino pubblicizzava persino una pistola a proiettile captivo, uno strumento utilizzato per uccidere gli animali in modo rapido, pulito e «indolore».
Eutanasia di massa
Nelle prime settimane di settembre, prima che la prima bomba venisse sganciata su Londra, migliaia di persone che non potevano sopprimere i loro animali nelle loro case si misero in fila per diversi chilometri davanti agli ambulatori veterinari di zona affinché i loro animali venissero soppressi.
I veterinari lavorarono instancabilmente per soddisfare la richiesta, giorno e notte, e non si fermarono nemmeno quando la National Canine Defence League finì il cloroformio, e le uccisioni dovettero continuare in modo più doloroso.
Quando cadde la prima bomba, l’isteria sollevò un’altra ondata di migliaia di persone, che corsero per le strade della città con i loro animali in braccio, diretti agli ospedali o alle cliniche veterinarie. La gente era preoccupata per la scarsità di cibo e riteneva inopportuno avere il ‘lusso’ di un animale domestico durante il periodo di guerra. I medici veterinari che furono chiamati a svolgere quello sfortunato compito non si sarebbero mai più dimenticati di quella tragedia.
Il centro di soccorso per animali Battersea Dogs & Cats Home riuscì a sfamare e curare più di 145mila cani durante la Seconda Guerra Mondiale, e mise a disposizione un campo a Ilford come cimitero dove furono sepolti circa 500mila animali. Il centro emise degli avvisi nel tentativo di impedire alle persone di sacrificare i propri animali, ma ebbero scarso effetto.
Nell’episodio noto come «Olocausto degli animali», in un Paese famoso per essere il più rispettoso degli animali al mondo, le stime indicano che circa 750mila esemplari di animali domestici furono sottoposti a eutanasia durante il conflitto, con la maggior parte dei proprietari che si pentirono di averli sacrificati dopo aver superato la paura dei bombardamenti e la mancanza di cibo, incolpando il governo di aver dato il via all’ondata di isteria.