Si sa di più sull’origine della fuga radioattiva di rutenio-106, che ha contaminato l’Europa a bassi livelli nel settembre 2017. Se la Russia avesse infine riconosciuto la propria responsabilità, ora si saprebbe come tale evento possa essere successo.
Secondo il lavoro dello scienziato George Steinhauser e del suo team dell’Università di Leibniz Hannover, l’incidente è avvenuto nell’impianto di ritrattamento del combustibile nucleare Mayak. Secondo lo scenario ritenuto dai ricercatori, il rutenio-106 sarebbe stato rilasciato nell’atmosfera durante una possibile esplosione.
Quest’ultimo si sarebbe verificato dopo che gli scienziati russi avrebbero tentato di arricchire il cerio-144, commissionato dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso per provare l’esistenza di un raro neutrino. George Steinhauser è giunto a questa conclusione consultando in particolare 1.300 misurazioni da 176 stazioni in 29 paesi diversi.
Poco dopo questa fuga di rutenio-106, l’IRSN (Istituto per la protezione dalle radiazioni e la sicurezza nucleare) aveva indicato che tre stazioni francesi (La Seyne-sur-Mer, Nizza, Ajaccio) avevano notato la sua presenza in tracce ”senza conseguenze per la salute umana e l’ambiente“, dal 27 settembre al 13 ottobre 2017.
L’autorità francese aveva anche concluso che la fuga era di origine accidentale e che si era verificata in un’area tra Urali e Volga.