Nato intorno al 1772 e conosciuto solo come «Tarrare», era un soldato volontario dell’esercito francese tristemente noto per il suo appetito disumano. Il quadro clinico di questo uomo è un argomento che ha interessato sia la scienza medica del passato che quella del presente.
Tarrare: una vita da ingordo
Lo strano appetito di Tarrare lo ha accompagnato per tutta la vita. Il barone Percy, il chirurgo che si interessò tanto al suo caso, sosteneva che il suo implacabile appetito era iniziato durante l’infanzia e divenne fuori controllo nel periodo dell’adolescenza, tanto che i genitori lo costrinsero a lasciare la loro casa perché non potevano permettersi di sfamarlo.
Ormai autonomo, trascorse alcuni anni a vagare per la Francia con una compagnia di ladri e prostitute, mettendo in scena spettacoli dove nel frattempo, frugavano nelle tasche del pubblico. In seguito trovò impiego come fenomeno da baraccone per un ciarlatano itinerante, ingoiando oggetti di varia natura: ciottoli, pietre, animali vivi, e frutti interi, il tutto per la gioia e il disgusto della folla.
La sua carriera di uomo di spettacolo continuò quando raggiunse Parigi nel 1788, dove attirò il pubblico con le sue disgustose imprese gastronomiche. Durante la Rivoluzione francese si arruolò nell’esercito come volontario, dove era costantemente esausto nonostante mangiasse razioni quadruplicate e si rifugiasse nei canali di scolo e nei cumuli di rifiuti per ingerire qualsiasi cosa trovasse.
Con l’aggravarsi della sua patologia, venne ricoverato in ospedale dove i medici militari si interessarono al suo caso e iniziarono una serie di bizzarri esperimenti per testare il suo appetito. Gli fu dato un gatto vivo – ne bevve il sangue squarciando l’addome con i denti – e continuò a mangiarlo con tutta la sua pelliccia, che in seguito vomitò insieme alla pelle.
Da questo momento in poi, la dieta prevista dall’ospedale per Tarrare iniziò a comprendere anche altri animali, come serpenti, lucertole e un’anguilla, che in particolare, fu inghiottita senza essere masticata dopo che ne ebbe schiacciato la testa con i denti.
Mentre era sotto le dubbie cure dei medici militari, Tarrare conobbe il suo medico e biografo, il professor Percy. Cronista di stranezze mediche, Percy si interessò in modo particolare al suo famelico paziente. Il professore descriveva il suo assistito come un uomo magro e di altezza normale, che pesava non più di 45 chili.
I suoi capelli erano chiari e stranamente morbidi, mentre i suoi denti erano macchiati a causa della sua bizzarra dieta. La sua bocca era molto larga con le labbra sottilissime, quasi inesistenti. I sapienti dell’epoca non ritenevano che Tarrare fosse malato di mente a giudicare dagli standard dell’epoca, ma era estremamente apatico, probabilmente a causa della fame costante che lo attanagliava.
Stranamente, era sempre sudato e il suo odore corporeo era leggendario anche in un periodo in cui quasi tutti puzzavano. Il tutto peggiorava dopo ogni pasto.
La carriera militare di Tarrare
Durante uno dei test, un medico dell’ospedale militare convinse il ghiottone a buttare giù una scatola di legno con all’interno un documento, che fu recuperato con successo due giorni dopo dalle latrine dell’ospedale. Superata la prova, Tarrare divenne a tutti gli effetti un’improbabile spia.
La prima missione del ghiottone era quella di portare di nascosto un documento a un colonnello francese detenuto dalle forze prussiane in una fortezza vicino a Neustadt. Travestito da contadino tedesco, nonostante non conoscesse affatto la lingua tedesca, tentò l’impresa ma fu subito arrestato.
Picchiato, alla fine confessò ciò che stava facendo e finì incatenato fino a quando non consegnò la scatola contenente il messaggio. Si scoprì che i francesi temevano di affidare alla loro nuova spia qualcosa di troppo delicato e gli diedero un inutile messaggio fittizio. I prussiani non si divertirono affatto e picchiarono nuovamente lo sfortunato Tarrare prima di liberarlo.
Dopo quell’incidente, Tarrare tornò all’ospedale militare pregando il professor Percy di aiutarlo a risolvere il problema del suo appetito incontrollato. Il medico provò di tutto: laudano, di pillole di tabacco, di aceto di vino, uova alla coque e perfino l’oppio per curare la fame irrefrenabile di Tarrare, ma nulla riuscì a risolvere il problema.
«I cani e i gatti fuggivano in preda al terrore al suo cospetto, come se potessero presagire la sorta di destino che egli stava loro per riservare.» (Baron Percy)
Il giovane fu spinto dal suo bisogno di caccia a vagare per i vicoli di Parigi, litigando con i cani per i brandelli di carogne nei canali di scolo. Nell’ospedale stesso, gli operatori lo sorpresero più di una volta a bere il sangue dei pazienti che rischiavano di morire dissanguati.
Alla fine fu bandito dall’obitorio per aver preso pezzi dai cadaveri. Infine, un neonato di 14 mesi scomparve da un reparto. Medici e portantini incolparono Tarrare della scomparsa e lo buttarono definitivamente fuori dall’ospedale.
Non si sa molto di ciò che accadde a Tarrare nei quattro anni successivi, ma alla fine si presentò all’ospedale di Versailles, dove fu ricoverato in un reparto affetto da un sospetto caso di tubercolosi. Soffriva costantemente di diarrea e morì pochi giorni dopo il ricovero. Per quanto disgustoso fosse in vita, Tarrare era ancora più putrido da morto.
Il suo corpo si decomponeva più velocemente del normale ed era così ripugnante che i chirurghi non erano disposti a sezionarlo. Quando finalmente trovarono il coraggio di farlo, scoprirono che le sue viscere nuotavano nel pus, il suo fegato era grande e gonfio e aveva una cistifellea enorme.
Lo stomaco, coperto di ulcere, era eccessivamente grande e riempiva la maggior parte della cavità addominale. I medici potevano vedere dalla gola lo stomaco, poiché la sua abitudine di inghiottire il cibo intero gli aveva disteso l’esofago. Vennero così verificate quelle varie caratteristiche organiche che rendevano Tarrare unico.
La disgustosa e triste storia di Tarrare solleva l’inevitabile domanda: cosa c’era di sbagliato in lui? La diagnosi più frequente sembra essere quella di polifagia, un termine che indica un appetito eccessivo. Tuttavia, attribuire un termine al suo comportamento non spiega perché fosse così affamato.
Sebbene molte malattie possano causare la polifagia, dal diabete all’ipertiroidismo, non è chiaro di quale di queste Tarrare soffrisse, o se ne soffrisse, viste le informazioni raccolte dai suoi medici. Qualunque diagnosi sarà speculativa, quindi è probabile che non riusciremo mai a capire completamente cosa spingesse l’enorme e disgustoso appetito di Tarrare.