Il Programma Aktion T4 nel suo svolgimento tra il 1940 ed il 1941 pose fine alla vita di 70.273 persone classificate come indegne di vivere. Questa attività di morte, per quanto fossero state prese tutte le precauzioni necessarie, non poteva rimanere a lungo segreta.
L’idea di implementare una politica di «igiene razziale» rappresentò un elemento centrale dell’ideologia hitleriana fin dagli esordi. Hitler provò per tutta la vita una violenta repulsione per l’handicap mentale, attratto com’era dai canoni di bellezza e purezza che gli derivavano dal suo reputarsi «artista» e dal dibattito in corso in Germania da parte del movimento eugenetico.
In sintonia con questa visione di Stato il regime nazista implementò subito dopo l’ascesa al potere le prime politiche di igiene razziale. Il 14 luglio 1933 fu discussa dal parlamento tedesco la legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie. Poiché il 20 luglio era prevista la firma del Concordato con la Chiesa cattolica si ritenne più opportuno posticipare la promulgazione della legge al 25 luglio.
Questa legge stabiliva la sterilizzazione forzata di persone affette da una serie di malattie ereditarie – o supposte tali – tra le quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità, corea di Huntington e ritardo mentale. Inoltre la legge prevedeva la sterilizzazione degli alcolisti cronici. Nonostante le numerose proteste popolari e i ricorsi presentati dai parenti dei pazienti, si stima che tra il 1933 e il 1939 siano state sterilizzate fra le 200mila e le 350mila persone.
La resistenza al progetto di «eutanasia»
In primo luogo lo spostamento attraverso tutto il Reich di così tante persone non passò inosservata alle autorità giudiziarie. Il procuratore generale di Lipsia scrisse al Ministro della Giustizia Gürtner, facendo notare l’insolito proliferare di necrologi che riferivano di morti improvvise avvenute nelle cliniche della morte. Identica iniziativa venne presa dal procuratore di Stoccarda. Gürtner, assai preoccupato, scriveva:
«Sono convinto che sia ormai necessario sospendere immediatamente l’uccisione dei malati di mente. Se la cosa si è risaputa così velocemente, se ormai la gente ne parla, significa che il tentativo di segretezza è fallito (…) è impossibile sostenere che il ministero di Giustizia del Reich ignora la faccenda».
La faccenda infatti era divenuta di dominio pubblico: i cittadini di Hadamar oramai sapevano perfettamente che il fumo nauseabondo che si alzava dal camino della clinica era il frutto della cremazione dei malati.
La Chiesa, sia protestante che cattolica, iniziò a far sentire la propria voce contro la pratica dell’eutanasia. Tra le tante voci che si levarono vi fu quella dell’arcivescovo di Münster, Clemens August von Galen, che pronunziò un sermone durissimo il 3 agosto 1941: la condanna dell’eutanasia non solo fu durissima in teoria, ma l’arcivescovo colpevolizzava lo Stato come autore delle uccisioni.
Parallelamente cresceva l’inquietudine della gente: sempre più frequenti erano i familiari che rifiutavano di consegnare i loro congiunti. Hitler di fronte alla marea di proteste decise di sospendere l’Aktion T4, impartendo l’ordine orale al dottor Karl Brandt e a Philipp Bouhler (capo della cancelleria del Führer).
L’azione di eutanasia era ufficialmente finita, ma l’eliminazione degli invalidi non era terminata: iniziava quella che i medici tedeschi chiamarono eutanasia selvaggia un’altra Aktion ancora una più segreta Aktion 14F13, conosciuta in tedesco anche come Sonderbehandlung (trattamento speciale).
L’inizio dell’Aktion 14F13
Heinrich Himmler e le SS pur avendo infiltrato i propri uomini all’interno della Aktion T4 non avevano mai assunto un ruolo di guida. Himmler si stava concentrando sulla gestione dei campi di concentramento e sulla eliminazione degli ebrei ad Oriente. Quando l’operazione eutanasia iniziò ad entrare in crisi per la troppa opposizione cresciuta in Germania, Himmler ne approfittò per usare la struttura per i suoi fini.
Nella primavera del 1941, in un incontro tra il Reichsführer delle SS Heinrich Himmler e il Reichsleiter Philipp Bouhler, capo della cancelleria di Hitler, si discusse della possibilità di «alleggerire» i campi di concentramento dagli «eccessi di zavorra», intendendo l’eliminazione dei prigionieri malati e di coloro che non erano più in grado di lavorare e quindi contribuire allo sforzo bellico.
Secondo Himmler il personale medico incaricato di svolgere le «visite» doveva essere esterno per garantire maggiore affidabilità, così chiese a Bouhler di mettere a disposizione un gruppo di psichiatri esperti, Bouhler diede l’incaricò a Viktor Brack di organizzare l’operazione. La commissione medica che Brack mise insieme proveniva direttamente dalle fila della Aktion T4 ed ebbe come capo il professor Werner Heyde.
La commissione doveva recarsi nei campi di concentramento per visitare: invalidi, psicopatici, detenuti ebrei e chiunque fosse nelle fila di inabile al lavoro per problemi fisici.
L’intera operazione ebbe il nome di Aktion 14F13, combinazione di numeri e lettere deriva dal sistema di archiviazione utilizzato dalle SS e si compone del numero «14» che identificava i campi di concentramento, la lettera «f» per la parola tedesca «mortalità» (Todesfälle) e il numero «13» identificava il mezzo attraverso cui veniva procurata la morte, in questo caso, nelle camere a gas dei centri di sterminio dell’Aktion T4.
Himmler e Bouhler trasferirono le tecnologie e le pratiche utilizzate nel programma Aktion T4 all’interno dei campi di concentramento, nei campi di sterminio e in seguito anche l’Einsatzgruppen venne istruito per l’utilizzo delle stesse tecniche: l’obiettivo era quello di eliminare quanti più possibili prigionieri indesiderati.
Dopo la selezione, da parte delle commissioni mediche, dei prigionieri «invalidi» nei diversi campi di concentramento, l’amministrazione del campo era tenuta a consegnarli su richiesta alle SS. I prigionieri venivano trasportati dai Gekrat, le cosiddette «ambulanze caritatevoli» già in uso nell’Aktion T4.
In una lettera circolare del 12 novembre 1941, Himmler scriveva ai comandanti dei campi di concentramento:
«Come già comunicato per lettera ai comandanti dei campi di concentramento di Dachau, Sachsenausen, Buchenwald, Mauthausen e Auschwitz, nei prossimi giorni giungerà nei suddetti campi una commissione medica con il compito di selezionare i detenuti. Per i campi di concentramento di Flossenburg, Gross Rosen, Neuengamme e Niederhagen l’arrivo della commissione è previsto per la prima metà del gennaio 1942. Poiché i medici disponibili sono molto impegnati, il lavoro di verifica nei campi di concentramento dovrà essere il più breve possibile. Concluse le verifiche dovrà essere inviata all’ispettore dei campi una relazione con la comunicazione del numero di detenuti selezionati per il trattamento speciale 14F13».
Le operazioni segrete Aktion 14F13
Non è possibile stabilire Il numero esatto di persone uccise per il programma Aktion 14f13 non è certo, soprattutto perché le persone uccise erano spesso perfettamente sane e le visite mediche e le selezioni, nonostante l’apparente rigore, avvenivano in modo superficiale e approssimativo.
Inoltre, non venivano sterminati solo persone in gravi condizioni, ma anche individui con problemi comportamentali oppure fortemente contrari e ostili al regime: dalle cartelle cliniche con diagnosi pretestuose come sentimento di avversione per i tedeschi oppure fanatismo antitedesco e con sintomi tipo comunista inveterato, indegno al servizio militare. La letteratura scientifica sull’argomento, stima tra i 15mila e i 20mila morti legati al programma 14F13, nel solo periodo 1941-43.
Interessante la testimonianza di un medico delle SS, Waldemar Hoven:
«Il comandante del lager Koch chiamò a raccolta i più autorevoli dirigenti delle SS del lager dicendo che aveva ricevuto un ordine segreto da Himmler, in base al quale tutti i detenuti malati di mente o disabili dovevano essere eliminati».
Aggiunse inoltre che:
«per ordini superiori ricevuti da Berlino, in questo programma di eliminazione dovevano rientrare tutti i detenuti di razza ebraica del campo di Buchenwald. Conformemente all’ordine circa 300-400 detenuti ebrei di diverse nazionalità furono trasferiti al centro di eutanasia di Bernburg. Un paio di giorni dopo ricevetti dal comandante del campo una lista di ebrei uccisi a Bernburg, con l’incarico di redigere falsi certificati di morte. Eseguii l’ordine. Questa azione speciale venne eseguita sotto la sigla di copertura 14F13».
Una descrizione dettagliata di tutto il programma è stata data nel settembre del 1945 da Vincent Nohe alla Kriminalpolizei di Linz, che in seguito indagherà sui crimini di guerra Nazisti avvenuti nelle vicinanze. Nohe, che aveva lavorato come «bruciatore» al forno crematorio di Hartheim, è stato condannato al processo Dachau-Mauthausen nel 1946 e condannato a morte per l’omicidio di disabili e inabili dei campi di concentramento. Nohe è stato giustiziato nel 1947