Uno degli Incontri Ravvicinati del Quarto Tipo più bizzarri della storia ebbe luogo nelle prime ore del mattino del 6 aprile 1974, nella cittadina agricola di Kitami, a Hokkaido, in Giappone.
Quella buia mattina un agricoltore di nome Yoshihiro Fujiwara dormiva serenamente nel proprio letto, quando venne svegliato bruscamente da un improvviso bussare alla porta, e dagli ululati del suo cane all’esterno.
Considerando che la sua era una fattoria abbastanza isolata, in mezzo al nulla, era davvero strano avere visitatori alle 3 del mattino, e Fujiwara, un po infastidito, pensò che fossero solo dei bambini che facevano chiasso. Si trascinò comunque fino alla porta per vedere cosa stesse succedendo e quando l’aprì vide qualcosa che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.
Yoshihiro Fujiwara: un incontro inaspettato
Lì, nel buio gelido del primo mattino, c’era un piccolo essere alto tre piedi, con una tuta intera che sembrava di vinile trasparente; l’essere era solo vagamente umanoide, e assomigliava a quello che il testimone avrebbe più tardi definito come la combinazione tra una stella marina e un essere umano, con quattro appendici simili a tentacoli, una testa a bulbo che ricordava quella di un polpo, un casco azzurro, occhi a mandorla e una strana serie di narici a forma di V, il tutto ricoperto di una viscida pelle bruna a chiazze, simili a quelle di un rospo.
L’essere era sorretto da due membra simili a steli, con delle sporgenze arrotondate al posto dei piedi. Era silenzioso e immobile, tranne che per lo strano casco conico da cui sporgeva un’antenna che generava una visibile carica elettrica ronzante, che si increspava minacciosamente nell’aria.
Spaventato, l’uomo rimase lì per un po e i due si fissarono reciprocamente, forse sorpresi entrambi, finché quella surreale immobilità venne interrotta da un improvviso movimento dalla creatura, che puntò uno dei suoi tentacoli verso il cielo. Al gesto seguì un raggio di luce accecante che si riversò su ogni cosa, generando un forte calore che spinse lo spaventato agricoltore a rientrare in casa sbattendo la porta.
Una rapida occhiata all’esterno gli mostrò che la luce arancione proveniva da un velivolo discoidale luminoso, grande approssimativamente 26 piedi, che sparava fasci di luce.
Yoshihiro Fujiwara: a bordo dell’astronave
Ma se Fujiwara pensava di essere al sicuro, restandosene rintanato in casa a guardare dalla finestra lo stupefacente spettacolo, si sbagliava di grosso, perché improvvisamente si sentì tirare per i piedi da una forza sconosciuta.
All’inizio venne solo trascinato per il pavimento, ma poi cominciò a sollevarsi fino a ritrovarsi in aria ed essere spinto fuori dalla finestra verso il misterioso velivolo luminoso, sempre più velocemente, tanto che a un certo punto l’uomo temette di andarci a sbattere contro.
Fortunatamente questo non accadde, e Fujiwara si ritrovò a passare attraverso le pareti apparentemente metalliche dell’oggetto, per poi essere scaricato sul pavimento. L’interno del velivolo era azzurro brillante, con delle strane scritte sulle pareti, che l’agricoltore non riusciva a capire e dappertutto c’era un odore ripugnante che lo stordiva.
Fu allora che due creature identiche a quella che gli si era presentata alla porta si avvicinarono a lui e gli dissero telepaticamente: «Non c’è pericolo. Promettiamo di riportarti a casa». Ma nonostante le rassicuranti parole, quando le due entità cercarono di afferrarlo e trattenerlo con forza, Fujiwara sentì che la paura lo abbandonava, lasciando il posto al suo istinto di sopravvivenza.
Strattonando, l’uomo riuscì a liberarsi e a passare attraverso un boccaporto aperto, zigzagando in aria fino a raggiungere il terreno sottostante, che per fortuna era distante solo una decina di piedi. Fujiwara si rese conto di essere a circa due miglia da dove era partito e si mise a correre disperatamente verso la casa di una persona della zona di suo conoscenza, che lo fece entrare.
Fu allora che si rese conto che era già passata un’ora, nonostante gli sembrasse che fossero trascorsi solo pochi minuti da quando era stato portato a bordo dello strano velivolo, e sebbene l’esperienza fosse stata non poco terrificante, l’uomo provò sollievo che fosse finita e tornò a casa sua, dove forse avrebbe trovato la calma e la sicurezza per superare l’accaduto. All’epoca non sapeva ancora che, invece, non era ancora finita…
Yoshihiro Fujiwara: appuntamento con lo spazio
La sera dopo, Fujiwara era seduto in casa, da solo, probabilmente ripensando alle piccole creature tentacolari che lo avevano rapito e portato sull’astronave, quando improvvisamente fu sopraffatto da un dolore acuto tra le orecchie e la punta delle dita. Si sentì scivolare in uno stato di stordimento e, misteriosamente, le sue mani presero vita da sole, cominciando a scarabocchiare, di loro spontanea volontà, strane lettere su un pezzo di carta.
A tutto questo seguì una voce che gli riecheggiò nella testa, ordinandogli: «Quando il disco atterra sulla montagna, sali a bordo», ordine accompagnato da una potente visione del posto dove volevano che si recasse. Il dolore, cessato improvvisamente, lasciò Fujiwara molto scosso e degli strani geroglifici disegnati dalla sua mano sul foglio di carta, di cui non comprendeva il significato.
L’agricoltore pensò che il luogo fosse il vicino monte Nikoro e, per quanto ancora molto spaventato dall’esperienza vissuta sull’astronave, sentì che doveva andarci per vedere cosa sarebbe successo. Così, raccolse alcune provviste, chiese a due amici di accompagnarlo e tutti insieme partirono, incerti su cosa li attendesse su quella cima solitaria.
A quanto pare Fujiwara andò da solo nel punto mostratogli nella visione, dove trovò ad attenderlo lo stesso velivolo discoidale luminoso della prima volta e, senza opporre resistenza, vi salì a bordo. Una volta dentro, gli alieni lo portarono in giro nello spazio, volando intorno alla Luna e alla Terra due volte, il tutto nel giro di un’ora.
Quando tornarono, l’uomo perse conoscenza e venne lasciato sdraiato sul fianco della montagna affinché i suoi amici lo trovassero.
Yoshihiro Fujiwara: la roccia di Titano
Ma nemmeno questa fu la fine della storia, perché, stando al suo racconto, Fujiwara era tornato dall’ultimo viaggio con strani poteri telecinetici che gli permettevano di spostare oggetti e piegare cucchiai con la mente, e venne telepaticamente invitato a un’altra escursione il 13 aprile 1974.
Questa volta gli strani esseri lo portarono su Giove e su Titano, la luna Saturno, dove uno degli ET prese una roccia dalla superficie e gliela diede da conservare come souvenir. La roccia si sarebbe dimostrata piuttosto controversa. Venne spedita ad alcuni scienziati perché fosse analizzata, ma si rivelò una delle tante comuni rocce di una grotta di Kitami, gettando una buona dose di ridicolo su Fujiwara e sulla sua incredibile storia.
Nel frattempo, però, l’agricoltore cominciava a identificarsi come il rappresentante terrestre della Unità Spaziale di Convocazione, sostenendo che i suoi poteri telepatici aumentavano esponenzialmente, permettendogli di far levitare oggetti, predire catastrofi e persino teletrasportarsi a grandi distanze: «Posso teletrasportarmi a una stella lontana a 250 milioni di anni luce in sei minuti. Il mio ruolo è ritardare disastri naturali come terremoti ed eruzioni».
Diceva anche di poter viaggiare all’interno della Terra per fermare le eruzioni vulcaniche e avvicinare le placche tettoniche per impedire i terremoti. È tutto a dir poco bizzarro, ma un ricercatore UFO giapponese di nome Ninichi Arai presentò delle prove che ci fosse qualcosa di vero quando venne a sapere che molti altri abitati del posto, che non conoscevano Fujiwara, avevano raccontato di aver visto strane luci nel cielo nello stesso periodo, mentre altri sostenevano di essere stati testimoni dei poteri mentali dell’uomo, corroborando un po le sue strane storie.