Le vittime attribuite al killer accertate sono quattro, mentre quelle presunte sono dieci. La maggior parte di loro erano prostitute e solo quattro vennero uccise nella stessa maniera. La polizia non è riuscita mai a individuare il colpevole, nonostante le numerose indagini e le varie piste seguite.
Una serie di omicidi sconvolge Udine tra il 1971 e il 1980. Le vittime sono tutte prostitute, uccise con violenza nei fine settimana di pioggia. Il colpevole, mai identificato, viene soprannominato il “Mostro di Udine“.
Le vittime
La prima a cadere sotto i suoi colpi del killer, è Irene Belletti, 35 anni, trovata priva di vita il 21 settembre 1971 nella sua auto vicino alla Stazione è stata uccisa con diversi fendenti. Sulla scena del crimine ci sono molte tracce, ma nessuna porta al killer.
Il 6 novembre del 1972, viene trovata morta nel suo appartamento Elsa Moruzzi, 52 anni, con il cranio fracassato e segni di strangolamento. Nel dicembre 1975 è la volta di Eugenia Tilling, il collo della donna è trafitto da pugnalate mortali.
Un altro omicidio sconvolge il Friuli nel settembre del 1976: Maria Luisa Bernardo, 26 anni, viene trovata morta vicino a Moruzzo, con numerose pugnalate sul corpo. Il movente e l’identità dell’assassino sono ancora ignoti, tuttavia, la polizia dato il modus operandi sospetta che si tratti dello stesso killer che ha ucciso Irene Belletti. Si profila così il quadro di un serial killer che semina il terrore nella regione.
Il 3 ottobre 1979, Jacqueline Brechbullher, 46 anni, è stata uccisa con dieci coltellate nella sua casa di Colugna in provincia di Udine. La donna si era trasferita ad Udine alla fine degli anni ’60 dopo aver sposato un italiano. Il movente e l’identità dell’assassino sono ancora sconosciuti.
La prima vittima accertata riconducibile al Mostro di Udine è stata Maria Carla Bellone, una prostituta di 19 anni, trovata morta il 19 febbraio 1980 vicino a Pradamano (Udine). Le altre tre vittime attribuibili al mostro sono: Luana Giamporcaro (22 anni, prostituta), uccisa il 24 gennaio 1983, Aurelia Januschewitz (42 anni, prostituta) uccisa il 3 marzo 1985 e Marina Lepre (40 anni, maestra elementare e madre separata), uccisa il 26 febbraio 1989. Quest’ultima è stata l’unica a non essere una prostituta e a subire un’incisione ad “S” sul ventre. Tutti i corpi sono stati abbandonati sulle rive del fiume Torre o nei suoi dintorni.
Non è finita qui. Tra il 1980 e il 1991, altre donne sono state trovate morte in situazioni misteriose, anche se, in due casi, sono stati arrestati due sospetti. Si tratta di altre, presunte vittime del Mostro di Udine:
- Wilma Ghin, 18 anni, il cui cadavere carbonizzato è stato scoperto in una discarica di vicino a Gradisca il 4 marzo 1980. un uomo venne poco dopo indagato per questo omicidio, ma poi scagionato, la ragazza non era una prostituta;
- Maria Bucovaz,, 44 anni, strangolata con una calza di nylon il 22 maggio 1984;
- Matilde Zanette, 44 anni, uccisa il 9 settembre 1984 (per quest’omicidio venne arrestato Gianluigi Sebastianis che prima ammise il crimine, poi ritratta la sua confessione. Sarà comunque condannato a 17 anni di prigione;
- Stojanka Joksimovic, 42 anni, strangolata nel dicembre 1984;
- Nicla Perabò, uccisa nel settembre 1991 (per questo fatto, è stato fermato Bruno Leita, condannato nel gennaio 1993 a 17 anni e mezzo di reclusione).
Qual’è l’identità del Mostro di Udine?
Questa è una domanda che da anni tormenta gli investigatori e i cittadini della città friulana. Il Mostro di Udine non ha mai lasciato tracce, nessuna impronta digitale, nessun DNA e neanche dei testimoni.
Chi è il responsabile delle efferate uccisioni di donne avvenute tra il 1971 e il 1989? Le indagini sono state lacunose e superficiali, le prove scarse e inconcludenti, le tecniche scientifiche e investigative obsolete. Il Mostro di Udine ha sempre sfuggito alla giustizia, nascondendo la sua vera identità.
Secondo le analisi degli esperti – tra cui profiler, medici legali, anatomopatologi – il “Mostro di Udine” è un uomo con un forte e perverso odio verso le donne. Questo odio sarebbe nato da una frustrazione causata da un trauma subito in passato. Le vittime, tutte uccise con tagli alla gola e al collo, mostrano anche una caratteristica incisione ad “S” sul ventre e sull’addome (fino al pube), presumibilmente fatta con un bisturi chirurgico.
Gli esperti sostengono che i tagli sulle vittime sono rituali e mirati a mutilare senza uccidere, tranne che al collo. I tagli aumentano di numero da un delitto all’altro, tranne in un caso in cui sono cauterizzati. Le vittime sono state uccise tra gennaio e marzo, nei fine settimana con la pioggia. Questi elementi indicano una sola mente criminale, il Mostro di Udine.
Secondo alcuni rapporti, le vittime sono state tutte collegate all’ambiente ospedaliero: un controllo medico, una degenza, una dipendenza da droghe, dei disturbi mentali. Alcuni specialisti ritengono che il killer sia un uomo che, per qualche motivo, non ha potuto realizzare il suo sogno di diventare medico. Le ferite, infatti, corrispondono alle tecniche usate all’epoca per i cesarei. Un uomo debole, chiaramente psicopatico, il cui senso di fallimento, anche sessuale, si è trasformato in una furia omicida contro le donne.
Un uomo sospetto
L’identità del Mostro di Udine resta un mistero irrisolto. Ma un episodio avvenuto dopo l’omicidio di Marina Lepre (26 febbraio 1989) ha suscitato sospetti e interrogativi. Vicino al luogo dove è stato trovato il corpo della vittima, c’è un uomo in preda al panico. Ripete di essere pentito. Di cosa si è pentito? Gli inquirenti scoprono che si tratta di un sessantenne, laureato in ginecologia (questo spiegherebbe la manualità nell’uso del bisturi) ma che non ha mai esercitato la professione per problemi psichici. Il nome dell’uomo non è mai stato rivelato.
Nonostante le indagini, il caso di Marina Lepre resta irrisolto. Gli unici elementi a disposizione sono un scialle, che apparteneva alla vittima, e un medico, sospettato di averla uccisa. Ma sullo scialle non ci sono prove che incolpino il medico, che ormai è deceduto. Con la sua morte, anche il reato si è estinto, tuttavia, gli inquirenti non hanno mai trovato elementi di prova e la posizione dell’uomo è stata archiviata. Nessun altro è mai stato accusato per l’omicidio.
Il mostro di Udine potrebbe essere stato davvero questo medico affetto da gravi problemi mentali? Il suo nome non è mai stato reso pubblico, ma secondo alcune fonti si tratterebbe di un uomo originario di Udine, che viveva in una casa isolata nella campagna friulana. Il suo profilo psicologico sarebbe compatibile con quello di un assassino compulsivo, che agiva per impulso e senza un movente apparente.
il Mostro di Udine è morto o è ancora vivo?
Questa è una possibilità che non si può escludere, anche se non ci sono prove a sostenerla. Un assassino seriale che ha colpito in precedenza, interrompendo la sua attività criminale per periodi più o meno lunghi, ma che, da anni e per motivi sconosciuti, sarebbe inattivo, non più pericoloso.
La storia del Mostro di Udine è rimasta nell’ombra per troppo tempo, nonostante la gravità dei crimini commessi. Le vittime, uccise senza pietà e senza motivo, non hanno avuto giustizia né attenzione mediatica. Solo grazie alla tenacia di Fedra Peruch, figlia di Marina Lepre e alla trasmissione “Chi l’ha visto?” si è cercato di riaprire le indagini su questo misterioso caso di cronaca nera, che merita di essere risolto e ricordato.
Fedra Peruch, racconta la sua versione di quanto accaduto la sera del 26 febbraio 1989. Secondo lei, sua madre, che era in depressione dopo la separazione dal marito, aveva chiesto un passaggio a un automobilista per tornare a casa. L’uomo, però, l’avrebbe scambiata per una prostituta e l’avrebbe uccisa con crudeltà. Fedra Peruch è convinta che l’assassino sia lo stesso che ha compiuto gli altri delitti attribuiti al “Mostro”.
Marina Lepre teneva stretto in una mano un misterioso mazzo di chiavi. Chi le avrà date? E perché? Queste sono le domande che si fanno gli investigatori, che non non sono mai risaliti al proprietario di queste chiavi.
Un mistero che ancora oggi non ha una soluzione. Chi era il Mostro di Udine, che uccideva le sue vittime con una crudeltà inaudita, lasciando dietro di sé tracce di riti macabri? Perché si fermò improvvisamente, dopo aver terrorizzato la città per mesi? E soprattutto, dov’è ora? Un caso che ha fatto la storia della cronaca nera italiana, ma che è stato presto dimenticato dal grande pubblico.