Sepolte dai pregiudizi e riesumate dalla scienza. Le donne potrebbero avere un nuovo ruolo nella storia dei vichinghi: non più da interpretare come coloro che stavano a casa fra fardelli e bambini, ma vere e proprie condottiere, guerriere o strateghe.
Leszek Gardeła, archeologo del Dipartimento di Lingue Scandinave dell’Università di Bonn (Germania) analizzando uno scheletro femminile ritrovato qualche anno fa – che si pensava appartenere a una guerriera vichinga sepolta accanto a un’ascia in un cimitero vichingo sull’isola danese di Langeland -, ha scoperto che nella tomba non riposerebbe da oltre mille anni una guerriera, ma si tratterebbe invece di una donna di origine slava nata in un’area corrispondente all’odierna Polonia e poi emigrata in Danimarca.
Il corredo e la posizione avevano subito fatto pensare a una vichinga in armi, incarnazione del mito delle Valchirie, (le semidee che volano sui cambi di battaglia nella mitologia norrena, e scelgono i guerrieri più valorosi da condurre ad Odino, leggende di donne in prima linea al fianco dei combattenti). Nessuno però aveva ancora osservato l’ascia della “guerriera”, che da un’analisi più attenta si è rivelata provenire dal Baltico meridionale, in una regione coincidente con la Polonia attuale. Di origine slava è anche la tumulazione scelta, una camera sepolcrale con all’interno un’ulteriore bara. Una moneta araba del decimo secolo inumata con la donna è servita a datare la tomba.
La scoperta conferma che le popolazioni slave e vichinghe furono a lungo strettamente collegate da combattimenti, scambi migratori e relazioni commerciali, e che la presenza di guerrieri slavi in Danimarca fu – soprattutto in epoca medievale – molto significativa. Ma è anche un’ulteriore prova di quanto lo studio delle donne guerriere in Scandinavia sia un campo complesso e pieno di insidie.
Non si può dire con certezza se le donne partecipassero in modo attivo ai combattimenti, o se la sepoltura con l’ascia non facesse invece parte di rituali funebri condivisi. Di rado le tombe femminili includono lance o frecce, e le asce al loro interno sono spesso immacolate, come se non fossero mai state usate in battaglia. Allo stesso modo, è sempre possibile che delle nuove armi venissero forgiate appositamente per i funerali.
Inoltre, molto spesso le ossa sono mal conservate, e l’attribuzione di una tomba a una donna avviene soltanto osservando il suo corredo o con attente analisi sui resti. Lo stato precario di conservazione dei corpi rende anche difficile capire se i guerrieri al loro interno fossero morti in battaglia. Non è il caso della donna slava, che sulle ossa ben conservate non mostra ferite letali.
Oltre a tutto questo, l’influenza culturale dei miti può portare a errate interpretazioni: libri e serie TV hanno reso popolare la figura delle Amazzoni nordiche, ma il mito delle vichinghe guerriere non ha necessariamente riscontri archeologici.