Nell’arco di otto mesi, nel 1984, Bobby Joe Long violentò e uccise almeno dieci donne prima che una vittima diciassettenne riuscisse a sfuggire alle sue grinfie e portasse la polizia alla sua cattura.
Per tre anni, Bobby Joe Long ha operato come il cosiddetto “stupratore degli annunci“, anche se non sarebbe passato molto tempo prima che si trasformasse da stupratore seriale a serial killer. Per otto mesi, nel 1984, Bobby Joe Long ha rapito, violentato e ucciso nove giovani donne nella zona di Tampa Bay, in Florida, prima di rinunciare inspiegabilmente a una di loro.
Tale scelta si rivelò la sua rovina, in quanto la ragazza in seguito avrebbe contribuito a farlo arrestare, ponendo fine alla sua serie di omicidi e mandandolo nel braccio della morte dove, 35 anni dopo, gli sarebbe stata praticata un’iniezione letale.
La giovinezza di Bobby Joe Long
Robert Joseph Long nacque a Kenova, in West Virginia, il 14 ottobre 1953, ma si trasferì con la madre, Louella, a Miami quando era ancora un bambino. L’avversione di Long per le donne iniziò con la madre, con la quale condivise il letto fino all’età di 13 anni. Louella era una cameriera addetta ai cocktail, indossava abiti succinti e spesso si portava a casa degli uomini.
Gli assassini seriali hanno spesso esperienze infantili angoscianti che determinano i loro crimini successivamente. Nel caso di Long, a soli cinque anni cadde da un’altalena e riportò la prima di numerose ferite alla testa. Fu anche vittima di un bullismo sfrenato a scuola quando, dopo la pubertà, sviluppò un seno a causa di una malattia genetica chiamata sindrome di Klinefelter.
Successivamente, durante il periodo di servizio nell’esercito, Long riportò un’altra ferita alla testa a causa di un incidente in moto.
Durante la degenza in ospedale, iniziò ad avere degli scatti improvvisi e violenti che lo portarono a sviluppare una crescente ossessione per il sesso. Anche durante l’ingessatura del corpo, Long riusciva a masturbarsi almeno cinque volte al giorno in fase di convalescenza, nel tentativo di sfogarsi.
Finalmente sembrava che ci fosse una speranza per Long quando nel 1974 sposò la sua fidanzata di liceo, Cynthia Bartlett. Insieme ebbero due figli. Tuttavia, i suoi scatti di violenza non si placarono tanto che, secondo quanto riferito, una volta aveva persino stretto la gola di Cynthia fino a farle perdere i sensi e a farle sbattere la testa contro il televisore.
“Quando mi sono ripresa, ero sul divano“, ha ricordato Cynthia, che nel frattempo si è risposata. “Naturalmente lui era lì, a piangere. Non lo farò mai più. Mi dispiace tanto“. Poi le parole successive furono: “Quando andrai in auto a farti mettere i punti, se racconterai cosa è successo davvero, ti ucciderò quando tornerai a casa“.
Nel 1980, Cynthia se andò via e portò con sé i bambini.
Divenire “Lo stupratore degli annunci”.
L’insaziabile desiderio di sesso di Bobby Joe Long non faceva che aumentare. Soddisfava il suo desiderio consultando gli annunci, andava a casa delle venditrici e violentava le donne se si trovavano da sole. Dopo aver fatto i suoi comodi, gli puntava un coltello alla gola, le legava e svaligiava le loro case. Tra il 1981 e il 1984, Long commise decine di stupri utilizzando questo metodo. Secondo alcune stime, il numero dei suoi stupri ammonta a una cinquantina di donne.
Nel 1981 Long venne accusato, processato e condannato per stupro, tuttavia ricorse in appello e venne assolto.
Long si trasferì da Miami a Tampa nel 1984. Con la sua Dodge Magnum marrone del 1978, andava su e giù per la Nebraska Avenue di Tampa, dove c’erano molti club e bar ed era frequentata da prostitute. A questo punto, i suoi crimini si sono intensificati fino a diventare omicidi.
Long convinceva le donne a salire sulla sua auto, le violentava e poi le portava in un luogo isolato dove poi le uccideva. La maggior parte delle sue vittime è morta per strangolamento, sebbene alcune avessero la gola recisa e fossero state percosse. Una di loro fu uccisa con un colpo di pistola. Alcune furono legate e messe in posizioni macabre.
Gli omicidi di Bobby Joe Long
La prima vittima di Bobby Joe Long è stata la ventenne Artiss Wick, rapita, violentata e strangolata il 27 marzo 1984. I suoi resti furono ritrovati il 22 novembre, spesso si tralascia il fatto che si tratti della prima vittima di Bobby Joe Long a causa del ritardo nel ritrovamento del corpo della ragazza.
Il 13 maggio, il corpo della diciannovenne Ngeun Thi “Lana” Long, una danzatrice erotica dello Sly Fox Lounge di Nebraska Avenue, fu scoperto in un campo. Era nuda e legata con una corda intorno al collo. Sotto il corpo c’era una sciarpa bianca annodata.
Due settimane più tardi, il corpo di un’ex concorrente al concorso di bellezza, Michelle Simms, di 22 anni, venne ritrovato su un cavalcavia dell’Interstatale 4. Anche questa ragazza è stata rinvenutaera nuda, legata e con la gola tagliata. I suoi vestiti giacevano accanto a lei. Simms lavorava come receptionist, ma, secondo quanto riferito, faceva uso di droghe ed era coinvolta nel mercato del sesso.
Il 24 giugno 1984, il corpo di Elizabeth Loudenback, 22 anni, fu scoperto completamente vestito in un aranceto. Era stata violentata e strangolata. Loudenback era un’operaia che non si era mai prostituita. Si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato solo perché stava camminando lungo la Nebraska Avenue, a pochi isolati da casa sua, quando fu rapita da Long la sera dell’8 giugno.
L’analisi forense confermò che questi omicidi erano tutti collegati: sui vestiti di Simms e Loudenback, così come sulla sciarpa bianca trovata sotto Lana Long, vennero trovate piccole fibre di nylon rosso, probabilmente appartenenti a un tappeto.
La quinta vittima di Long fu la ventunenne Vicky Elliott, scomparsa il 7 settembre 1984 mentre tornava a casa dopo una giornata trascorsa a fare la cameriera al Ramada Inn. Il corpo di Elliott fu ritrovato solo il 16 novembre 1984. La ragazza era stata strangolata.
Il 7 ottobre venne ritrovato il corpo della 18enne Chanel Williams. La ragazza era una prostituta ed era stata anch’essa rapita da Nebraska Avenue. Il suo profilo differiva da quello delle vittime precedenti: infatti era l’unica vittima di colore, non era stata legata ed era morta per una ferita d’arma da fuoco. Era nuda e i suoi vestiti giacevano accanto a lei. Gli esami forensi sui vestiti della Williams rivelarono ugualmente la presenza di quelle minuscole fibre rosse.
Una settimana dopo, il corpo di Karen Dinsfriend, 28 anni, viene trovato nei pressi di un aranceto. Era stata strangolata e colpita a morte. Anche la Dinsfriend aveva lavorato come prostituta sulla Nebraska Avenue. Sul collo erano presenti segni di legature sul collo la ragazza era stata immobilizzata.
I resti di Kimberly Hopps, 22 anni, furono trovati sul lato della U.S. 301 nord il 31 ottobre 1984, tuttavia il suo omicidio non fu attribuito immediatamente a Bobby Joe Long. Era nuda, però in seguito alla lunga esposizione del corpo alle intemperie non fu possibile effettuare ulteriori accertamenti. Era passato troppo tempo per raccogliere prove scientifiche sulla scena del crimine.
Lisa McVey
Il 3 novembre 1984, la diciassettenne Lisa McVey stava tornando a casa in bicicletta dopo aver lavorato da Krispy Kreme, intorno alle 2 del mattino. Un uomo le corse incontro, la spinse giù dalla bicicletta e la trascinò nella sua auto. La bendò, la condusse nella sua abitazione e la violentò ripetutamente nell’arco di 26 ore.
All’insaputa di Long, McVey aveva seriamente pensato al suicidio poche ore prima dell’aggressione. Aveva persino scritto un biglietto, a causa di anni di abusi emotivi e sessuali subiti per mano del fidanzato di sua nonna.
Lisa McVey ha poi ricordato in un episodio di I Survived:
“Avevo una paura terribile che mi avrebbe ucciso. Stavo pensando di uccidermi e ora dovevo lottare per salvare la mia vita”.
McVey cercò di entrare in contatto con il suo rapitore anche dopo che questi la violentò ripetutamente e la sodomizzò per una volta. In un momento di bizzarra gentilezza, quando Bobby Joe Long le lavò e spazzolò i capelli nel bagno di casa, McVey gli chiese perché le avesse fatto questo. Lui rispose che nutriva odio per le donne.
Lei continuò ad ascoltarlo mentre parlava dei suoi problemi con le donne e a mostrargli comprensione. Si offrì persino di diventare la sua ragazza senza dirlo a nessuno. Poi la McVey si inventò di essere l’unica persona a occuparsi del padre malato.
I suoi tentativi di entrare in contatto con il serial killer Bobby Joe Long le salvarono la vita. Mentre era ancora bendata, McVey usò il bagno dell’appartamento di Long e si mise a toccare tutto ciò che poteva per imprimere le sue impronte digitali.
Nelle prime ore del 4 novembre, Long ordinò a una McVey ancora bendata di tornare nella sua auto. Contò i gradini della casa e notò il tappeto rosso. Il primo tratto di strada fu quello che portava a uno sportello bancario aperto 24 ore al giorno. McVey disse di aver sentito il suono dello sportello. Da sotto la benda, intravide la parola “Magnum” sul cruscotto dell’auto (unico modello del 1978).
Long guidò ancora per qualche minuto, accostò e disse a McVey di scendere dall’auto e di tenere la benda per altri cinque minuti. Poi si allontanò.
McVey in seguito dichiarò:
“Direi: ‘Grazie per aver scelto me e non un’altra ragazza di 17 anni’. Un’altra ragazza di 17 anni probabilmente non sarebbe stata in grado di gestire la situazione come ho fatto io. Credo davvero che tutti gli abusi subiti nella mia vita mi abbiano aiutato a uscire da quella situazione”.
La cattura, la condanna e l’esecuzione di Bobby Joe Long
Lisa McVey si presentò immediatamente alla polizia e raccontò tutto: il colore dell’auto, la parola “Magnum” sul cruscotto e il tappeto rosso della casa di Long. Spiegò che il suo rapitore aveva usato un bancomat poco prima di essere liberata.
Gli esami forensi sui vestiti di McVey evidenziarono la presenza delle stesse fibre di tappeto rosso rinvenute sulle altre vittime.
In seguito, vennero ritrovati i resti di altre due vittime: Virginia Johnson, 18 anni, il 6 novembre, e Kim Swann, 21 anni, il 12 novembre. Della Johnson erano rimaste solo le ossa, ma sulla scena fu trovata una corda per legature. La Swann, che era stata anche ballerina allo Sly Fox, aveva segni di corda sul collo e sui polsi. Inoltre, vennero trovate le stesse fibre di un tappeto rosso in entrambe le scene del crimine.
La polizia ottenne un elenco di tutti i proprietari di Dodge Magnum del 1978 nella contea di Hillsborough e richiese i registri di tutti gli sportelli bancari di North Tampa. Confrontando gli elenchi, scoprirono che solo un proprietario di una Dodge Magnum del 1978 aveva usato un bancomat alle 3 del mattino del 4 novembre: Bobby Joe Long.
Le autorità trovarono l’auto e la casa di Long non lontano dal bancomat che aveva usato. Prima di arrestarlo per il rapimento e lo stupro di McVey, il 16 novembre, sorvegliarono Long per 24 ore.
Durante l’interrogatorio, Long confessò inizialmente il crimine commesso contro McVey. In un primo momento negò il coinvolgimento negli altri omicidi, ma dopo aver saputo delle prove in possesso della polizia, in particolare le fibre del tappeto rosso della sua auto, confessò. Alla fine dell’interrogatorio, gli investigatori attribuirono a Long 10 omicidi e lo stupro e il rapimento di McVey.
Fu concordato un patteggiamento in cui Long si dichiarò colpevole di otto dei dieci omicidi. Long riconobbe di aver ucciso Wick ed Elliott, però i loro corpi furono ritrovati solo dopo il suo arresto. Long venne quindi condannato a 28 ergastoli per omicidio, stupro – compresi quelli commessi con il nome di “Stupratore degli annunci” – e rapimento.
Bobby Joe Long, riceve la condanna a morte per l’omicidio di Michelle Simms.
Il 23 maggio 2019 Long è stato giustiziato con un’iniezione letale. Fino a quel momento, Long era uno dei detenuti più anziani nel braccio della morte.
Lisa McVey Noland ha assistito all’esecuzione di Long dalla prima fila. Sulla base della sua esperienza ha intrapreso una carriera nelle forze dell’ordine e attualmente è un agente dell’ufficio dello sceriffo della contea di Hillsborough, lo stesso ufficio che ha assicurato alla giustizia il suo aggressore.
“Volevo guardarlo negli occhi“, ha detto McVey Noland parlando dell’esecuzione. “Volevo essere la prima persona che avrebbe visto. Purtroppo però lui di occhi non li ha aperti“.