Il 9 dicembre 1980 il mondo fu scosso dall’assassinio di John Lennon da parte dello squilibrato Mark David Chapman, un atto che darà a quest’ultimo eterna infamia per aver spento la luce di un genio della musica.
Solo quattro mesi dopo, il 30 marzo 1981, John Hinckley Jr. tentò di assassinare il Presidente Ronald Reagan. Ferì il Presidente e tre agenti dei servizi segreti. James Brady, uno degli agenti feriti, è morto nel 2014 a causa di complicazioni direttamente derivanti dalla ferita ricevuta nel 1981. Lo stesso Presidente Reagan sfiorò la morte, ma alla fine sopravvisse.
L’autore dell’attentato è diventato famoso non solo per aver minacciato la vita del Presidente, ma anche per il motivo assurdo che lo aveva spinto a compiere l’atto: perseguitava l’attrice Jodie Foster e pensava che assassinando il Presidente l’avrebbe impressionata a tal punto da farla innamorare di lui.
Senza dubbio entrambi gli individui erano perversi al punto che i loro atti ispirarono una copertura febbrile da parte dei media che portarono i loro nomi sulla bocca di tutto il mondo. Tutto ciò ha ispirato un altro individuo contorto a compiere un altro tentativo di assassinio del quale oggi nessuno si ricorda, tuttavia, su le circostanze fossero state diverse, avrebbe potuto scuotere il mondo per la terza volta e far sì che un altro nome famoso venisse collegato alla persona infame che gli aveva tolto la vita con la violenza.
L’obiettivo era nientemeno che la Regina Elisabetta II e l’assalitore era un adolescente di nome Marcus Simon Sarjeant, che desiderava diventare “l’adolescente più famoso del mondo“.

Il finto assassinio
Il 13 giugno 1981, la Regina Elisabetta II stava partecipando a una parata per dare il via alla cerimonia del Trooping the Colour. In sella al suo cavallo preferito, era partita da Buckingham Palace da soli 15 minuti quando un uomo tra la folla, il diciassettenne Marcus Sarjeant, puntò una pistola contro la sovrana e sparò in successione sei colpi con la sua Colt Python.
Fortunatamente per la Regina, l’arma era una pistola a salve caricata con proiettili a salve. Il personale di guardia e la polizia si accanirono contro l’aspirante assassino.
Nel frattempo, la Regina calmò il suo cavallo che si era spaventato, mantenendo il contegno freddo e calmo che si addice a un monarca britannico durante l’intera vicenda. Il corteo continuò e la Regina tornò a Buckingham Palace per la stessa via, questa volta con misure di sicurezza più severe.
Un complotto bizzarro
Marcus Sarjeant era un ex cadetto dell’areonautica di Folkestone, nel Kent. Durante il periodo passato nell’Air Training Corps, Sarjeant vinse un distintivo di tiratore scelto.
Il giovane inizialmente aveva pianificato di uccidere la Regina, ma non era riuscito a procurarsi un’arma da fuoco vera e propria. Il suo piano passò quindi all’uso di una pistola a salve per spaventare la Regina mentre sarebbe passata a cavallo, probabilmente sperando che l’animale la disarcionasse. Quando gli fu chiesto perché avesse sparato a salve contro la Regina, rispose: “Volevo essere famoso. Volevo essere qualcuno“.
Sarjeant fu in seguito condannato a cinque anni di reclusione in base alla legge sul tradimento del 1842. L’adolescente si dichiarò colpevole del reato e si scusò, ma il giudice ritenne opportuno condannarlo a cinque anni a causa dello “sdegno pubblico” che il giovane aveva suscitato.
L’indagine sulla vicenda portò alla luce le prove che Sarjeant era affascinato dagli assassinii, infatti, aveva seguito da vicino l’attentato alla vita del presidente Reagan. Sarjeant scontò tre anni in un istituto psichiatrico prima di essere rilasciato. Dopo il suo rilascio, cambiò nome e iniziò una nuova vita, apparentemente abbandonando la sua ricerca di diventare un infame famoso.