Il Golem, è una figura antropomorfa immaginaria della mitologia ebraica e del folclore medievale. medioevale che ricopre un ruolo molto importante nella storia della città di Praga. Il termine deriva probabilmente dalla parola ebraica gelem, che significa materia grezza, o embrione, per indicare la massa ancora priva di forma, che gli ebrei accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima. In ebraico moderno golem significa anche robot.
Il Golem è un gigante d’argilla che non possiede intelligenza né altre facoltà intellettive, ma possiede una forza disumana ed è in tutto e per tutto, un gigante. Questa figura mitologica porta con sé numerose storie e leggende. Le più note sono senza dubbio quelle legate al vecchio cimitero ebraico di Praga e al rabbino Rabbi Loew.
Secondo la leggenda chi viene a conoscenza della Qabbalah, e in particolare dei poteri legati ai nomi di Dio, può fabbricare un golem, un gigante di argilla forte e ubbidiente, che può essere usato come servo, impiegato per svolgere lavori pesanti e come difensore del popolo ebraico dai suoi persecutori. Può essere evocato pronunciando una combinazione di lettere alfabetiche.
Si dice che il Golem sia stato formato attraverso il testo Sefer Yetzirah: esso risale alla sapienza di Avraham e si distingue per l’esegesi sui segreti dell’alfabeto ebraico, delle Sefirot nel legame con l’anatomia del corpo umano, con i pianeti e con mesi, giorni e segni zodiacali: queste tre figure – l’uomo, il mondo e l’anno – rappresentano tre testimoni completi. Il maestro che voleva formare un Golem, così si racconta, si serviva delle lettere ebraiche.
Il Golem era dotato di una straordinaria forza e resistenza ed eseguiva alla lettera gli ordini del suo creatore di cui diventava una specie di schiavo, tuttavia era incapace di pensare, di parlare e di provare qualsiasi tipo di emozione perché era privo di un’anima e nessuna magia fatta dall’uomo sarebbe stata in grado di fornirgliela.
Nell’opera di Ahimaaz ben Paltiel, cronista medievale del XII secolo, si narra che nel IX secolo un rabbino, Ahron di Bagdad, scopre un golem a Benevento, un ragazzo a cui era stata donata la vita eterna per mezzo di una pergamena. Sempre alla fine del IX secolo, secondo la cronaca di Ahimaaz, nella città di Oria risiedevano dei sapienti ebrei capaci di creare golem, i quali smisero di praticare questa attività dopo una divina ammonizione.
Si narra che nel XVI secolo, Rodolfo II re di Praga, mostrasse una certa insofferenza e scarsa stima nei confronti del popolo ebraico della città, tanto da promuovere una campagna antisemita con il chiaro intento di cacciare gli ebrei da Praga. Pertanto, aggressioni e soprusi nel quartiere ebraico risultavano particolarmente frequenti.
Secondo la leggenda, il rabbino di Praga Jehuda Löw ben Bezalel, sapiente europeo, addolorato dalla situazione in cui versava il popolo ebraico, per difendere il vecchio ghetto di Joselov dagli attacchi antisemiti, avrebbe creato un essere vivente fatto d’argilla, utilizzando le conoscenze esoteriche riguardo alla creazione di Adamo. Nel 1580 plasmò dal fango del fiume Moldava il Golem.
Il rabbino cominciò a creare i golem per sfruttarli come suoi servi, plasmandoli nell’argilla e dandogli vita scrivendo sulla loro fronte la parola verità (in ebraico אמת [emet]). C’era un inconveniente però: i golem così creati diventavano sempre più grandi, finché diventava impossibile servirsene: il rabbino decideva di tanto in tanto di disfarsi dei golem più grandi, trasformando la parola sulla loro fronte in morto (in ebraico מת [met]); ma un giorno perse il controllo di un gigante, che cominciò a distruggere tutto ciò che incontrava.
Il Golem, non è una divinità ma come una sorta di angelo, la cui natura nella Qabbalah è segreta, però creato dal maestro in grado di unirne il potere spirituale alla Volontà di Dio, si racconta operasse anche per la difesa di alcune comunità ebraiche dell’Europa orientale. Ripreso il controllo della situazione, il mago decise di smettere di servirsi dei golem che nascose nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova, nel cuore del vecchio quartiere ebraico, dove, secondo la leggenda, si troverebbero ancora oggi.