Il caso della “Dalia Nera” è uno dei misteri irrisolti più celebri della storia americana. La giovane Elizabeth Short, aspirante attrice, fu trovata assassinata il 15 gennaio 1947 in un terreno a Leimert Park, Los Angeles. Il ritrovamento del suo corpo, tagliato a metà e mutilato, scioccò la nazione. Nonostante decenni di indagini, il colpevole non è mai stato identificato.
Mercoledì 15 gennaio 1947, Leimert Park, Los Angeles, California. Sono circa le 10 del mattino, Betty Bersinger sta passeggiando con la figlia di tre anni, quando si imbatte in quello che, in un primo momento, ha l’apparenza di un manichino rotto in due pezzi. Si trova su un terreno non edificato sul lato ovest di South Norton Avenue, tra Coliseum Street e la West 39th Street. La signora Bersinger si avvicina e scopre che si tratta del cadavere di una giovane donna. È l’inizio di uno dei casi più complessi e sconcertanti della storia giudiziaria americana.
La vittima è Elizabeth Short, ventitré anni, una giovane donne come tante negli anni ’40. Era nata a Boston il 29 luglio 1924, si trasferì a Hollywood in cerca di fama e fortuna, trovando solo precarietà e difficoltà economiche. Le fonti storiche riportano che vagava tra Long Beach e Los Angeles, ospitata da amici o sconosciuti, cercando di sopravvivere con piccoli lavori.
Sul luogo accorrono curiosi e giornalisti, che non riservano alcuna attenzione a eventuali tracce che avrebbero potuto rivelarsi utili durante le indagini. Giungono infine sul posto anche gli inquirenti.
Il cadavere è nudo, tagliato perfettamente in due all’altezza della vita, il volto è sfregiato con tagli da orecchio a orecchio, sembra il cosiddetto Glasgow smile, una mutilazione tipica di crimini rituali o vendette personali in uso presso alcune bande criminali. Le viscere risultano mancanti, il sangue è stato drenato dal corpo. Questo suggerisce agli investigatori che è stata uccisa altrove e poi trasportata in quel luogo.
Dall’esame autoptico, emerge che la donna è stata legata ed è morta per dissanguamento in seguito ai tagli provocati al viso. La precisione chirurgica delle mutilazioni portò gli investigatori a sospettare che l’assassino fosse un medico o qualcuno con competenze anatomiche avanzate.
Dopo il ritrovamento del corpo, un anonimo mittente iniziò a inviare lettere alla polizia, firmandosi come il “Vendicatore della Dalia Nera”, soprannome ispirato dal film noir Blue Dahlia del 1946, poiché Elizabeth aveva l’abitudine di vestire di nero. Tra gli oggetti recapitati vi erano scarpe, una borsetta, un certificato di nascita e l’agenda della vittima, suggerendo che il mittente avesse accesso diretto agli effetti personali di Elizabeth.
Le indagini furono massicce. Centinaia di persone furono interrogate, tra cui conoscenti, amici e possibili sospetti. Alcuni dei nomi emersi includono George Hill Hodel, un chirurgo con un passato oscuro, e Leslie Dillon, un fattorino accusato di aver commesso il crimine su ordine del proprietario di un nightclub. Nonostante gli indizi significativi, come tracce di decomposizione umana nei terreni appartenenti alla famiglia Hodel e una stanza d’albergo insanguinata, nessuna prova definitiva ha mai portato a un arresto.
L’omicidio della Dalia Nera rimane tutt’ora senza un colpevole.