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Amelia Dyer: la serial killer per eccellenza che non avete mai sentito nominare

Venne soprannominata «Jill the Ripper» poiché il suo caso era cronologicamente vicino a quello di Jack lo squartatore.

Nomadz di Nomadz
28 Ottobre 2023
in Serial Killer e Criminali
Tempo di lettura: 5 min
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Home Serial Killer e Criminali
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Quando si pensa ai serial killer vengono in mente gli psicopatici che uccidono per piacere, quel genere di individui che provano un brivido perverso nel togliere la vita a qualcuno. Tuttavia, alcuni dei più inquietanti serial killer della storia sono quelli che hanno ucciso per puro scopo di lucro.

Si ritiene che Amelia Dyer, un’infermiera vittoriana, abbia ucciso centinaia di bambini nell’arco di 30 anni. Perché avrebbe fatto una cosa così atroce? Semplice. Per guadagnare soldi rapidamente.

Indice del contenuto

  1. Chi era Amelia Dyer?
  2. Una breve lezione sull’allevamento dei neonati
  3. Gli omicidi
  4. Scoperta, processo ed esecuzione
  5. L’assassino dimenticato

Chi era Amelia Dyer?

Amelia Dyer nacque nel 1837 nel piccolo villaggio di Pyle Marsh, vicino a Bristol, nel Regno Unito. Proveniva da una famiglia rispettabile, il padre era un mastro calzolaio, così ebbe la possibilità di imparare a leggere e a scrivere fin da piccola. Questo non significa però che la sua giovinezza non sia stata segnata da situazioni drammatiche.

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La madre era malata di mente (a causa del tifo) e spesso accusava crisi violente. Amelia fu costretta a prendersi cura di sua madre malata fino alla sua morte, avvenuta nel 1848. Durante questo periodo Amelia perse anche due sorelle più giovani a causa di una malattia.

Dopo la morte del padre, nel 1849, ciò che restava della famiglia di Amelia si disgregò. Scelse di trasferirsi a Bristol dove incontrò il suo futuro marito, George Thomas. Non molto tempo dopo aver conosciuto George, iniziò a studiare come infermiera.

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Durante la sua attività di infermiera, entrò in contatto con un’ostetrica senza scrupoli di nome Ellen Dane, che la introdusse al concetto di puericultura. Ben presto Amelia smise il suo ruolo di infermiera e adottò quello, molto più redditizio, di allevatrice di neonati.

Una breve lezione sull’allevamento dei neonati

La vita di una madre non sposata in Gran Bretagna in quel periodo era terribilmente squallida. La genitorialità singola era molto disprezzata. Questo rendeva difficile per le madri single la ricerca di un lavoro dignitoso, anche perché la maggior parte delle istituzioni lavorative, non accoglieva le madri non sposate a causa della loro percezione di “immoralità”.

Il problema delle madri single consisteva nel lottare per prendersi cura dei propri figli e allo stesso tempo guadagnare abbastanza per sopravvivere. Molto spesso c’erano solo due opzioni: la prostituzione (che comportava diversi pericoli, tra cui quello di rimanere nuovamente incinta) o sbarazzarsi del nascituro.

Purtroppo, nell’Inghilterra vittoriana i servizi di affidamento e di adozione non godevano di nessuna vigilanza da parte del governo. Questo portò alla nascita degli “allevatori di bambini”. Un allevatore di bambini si avvicinava a una madre in difficoltà e si offriva di portarle via il bambino.

Intascavano un compenso dalla madre e le promettevano che il bambino avrebbe vissuto una vita felice. In realtà, i bambini spesso andavano incontro a un futuro decisamente peggiore di quello che avrebbero avuto se fossero rimasti con le loro madri disperate. L’allevamento dei neonati era redditizio solo se i genitori stessi trovavano il modo per sbarazzarsi dei bambini. Un’attività in cui Amelia Dyer si dimostrò estremamente abile.

Gli omicidi

In qualità di allevatrice di neonati, Dyer si rivolgeva alle ragazze madri annunciando che avrebbe allattato e adottato il bambino in cambio di un cospicuo compenso una tantum. Il compenso variava da circa 10 sterline (1.000 sterline di oggi) a circa 80 sterline (per le famiglie benestanti che volevano sbarazzarsi di imbarazzanti bastardi).

Si assicurava che loro credessero che lei fosse una persona affidabile (avendo lavorato come infermiera) e che fosse sposata. I suoi “clienti” del resto non potevano immaginare i terribili destini che avrebbe riservato ai bambini.

Sembra che all’inizio Amelia abbia rispettato la parola data. Forse non era molto premurosa, tuttavia non era partita con l’intenzione di sopprimere i bambini. Purtroppo, a un certo punto, sembra che Amelia si sia resa conto che l’allevamento dei bambini era molto più redditizio se li avesse lasciati morire. La rinuncia all’alimentazione dei bambini consentiva di ridurre considerevolmente le sue spese. Iniziò a lasciar morire i bambini per incuria e fame.

Quando iniziò a ucciderli del tutto non è ancora certo. Alcuni esperti ritengono che abbia iniziato a strangolare i bambini non molto tempo dopo essere diventata allevatrice. Altri ritengono che abbia iniziato questa pratica solo dopo aver trascorso un certo periodo di tempo in prigione.

Nel 1879 Amelia fu arrestata per la prima volta. Un medico si insospettì per la quantità di bambini deceduti che Amelia gli aveva chiesto di certificare. Il medico la denunciò alle autorità.

L’idea che una donna fosse in grado di commettere un omicidio di massa nei confronti dei bambini era talmente lontana dai tribunali vittoriani che la Dyer se la cavò con poco. Fu condannata solo per grave negligenza e se la cavò con una pena di sei mesi in un campo di lavori forzati. Si suppone che questa esperienza l’abbia indebolita mentalmente. Quando uscì dalla prigione lo stato mentale era ancora più squilibrato di quando vi era entrata.

Una volta uscita dal carcere, la Dyer iniziò a sviluppare tendenze alla depressione e al suicidio e iniziò a consumare sempre di più alcolici e sostanze oppiacee. Cercò di tornare alla professione di infermiera, ma il tentativo non durò a lungo. Si mise più volte nei guai con la legge, finendo ogni volta in un ospedale psichiatrico.

Si ritiene che la Dyer fingesse di essere pazza. Grazie alla madre aveva imparato tutto sulla follia e il periodo trascorso in manicomio, le aveva insegnato molto su come trarre il meglio da un soggiorno in una struttura psichiatrica.

Alla fine, Dyer tornò ad allevare bambini. Questa volta iniziò a uccidere i bambini non appena cadevano nelle sue grinfie in modo da massimizzare i profitti. Consapevole che la ricerca dei certificati di morte avrebbe potuto incastrarla, iniziò semplicemente a lanciare i cadaveri nei fiumi.

L’elevato numero di bambini scomparsi e il fragile metodo di smaltimento utilizzato da Dyer cominciò ad attirare l’attenzione della polizia. Per anni Dyer e la sua famiglia riuscirono a eludere la polizia spostandosi ripetutamente da una città all’altra. Quando le cose si facevano troppo delicate, Dyer si limitava a trascorrere un periodo in una struttura psichiatrica, fino a quando la situazione non si fosse raffreddata.

Amelia Dyer
Amelia Dyer al momento del suo arresto da parte della polizia nel 1896 | (Unknown Author / Public Domain)

Scoperta, processo ed esecuzione

La fortuna di Dyer si esaurì il 30 marzo 1896, quando un marinaio ripescò un pacco dal fiume Tamigi nella zona di Reading. Dyer aveva appesantito malamente il pacco che affiorò in superficie. All’interno del macabro pacco c’era il corpo di una bambina, Helena Fry.

Il pacco arrivò nelle mani dell’agente investigativo Anderson. Sul pacco trovò un’etichetta della stazione di Temple Meads e sulla carta da imballaggio un unico nome e indirizzo: quello di una certa signora Thomas.

Thomas era il nuovo cognome da sposata di Dyer. I fiumi furono dragati e vennero trovati altri bambini. La polizia si mise subito all’opera per reperire quanti più testimoni possibile e iniziò a mettere insieme i tasselli. Quando riuscirono ad avere abbastanza prove contro Dyer, organizzarono un’imboscata ricorrendo ad un’esca grazie alla copertura di una madre single. L’operazione funzionò.

Riuscirono anche a collegare Dyer alla morte e alla scomparsa di Doris Marmon, una barista che aveva chiesto aiuto a Dyer per sbarazzarsi di un bambino non desiderato. Quando le due donne si trovarono in disaccordo sul prezzo, Dyer uccise Marmon.

Per un certo periodo, l’omicidio di Marmon da parte di Dyer la rese anche sospettata dei crimini di Jack lo Squartatore, sebbene non ci fossero elementi di prova a sostegno di questa tesi. La Dyer aveva un suo modus operandi che non consisteva nell’uccidere prostitute.

Il 22 maggio 1896 Dyer si presentò all’Old Bailey e si dichiarò colpevole dell’omicidio di Doris Marmon. In quella occasione, cercò di dichiararsi incapace di intendere e di volere, ma il giudice non la accolse. Ormai la storia di Dyer che si fingeva debole e malata di mente era ben nota.

Ci vollero solo quattro minuti e mezzo perché una giuria composta interamente da rappresentanti della sua categoria giudicasse Dyer colpevole. Fu impiccata il 10 giugno 1896. Nelle settimane precedenti, aveva riempito cinque quaderni con le sue confessioni. Le sue ultime parole, poco prima che la botola sotto di lei si aprisse, furono “non ho nulla da dire“.

L’assassino dimenticato

Nonostante sia stato uno dei più prolifici serial killer della storia, la Dyer oggi è largamente trascurata. Tutti conoscono il nome di Jack lo Squartatore, mentre Jill la Squartatrice, non ha ottenuto un impatto storico così incisivo.

Probabilmente perché i suoi crimini non erano così efferati come quelli dell’assassino di Whitechapel. Le persone dell’Inghilterra vittoriana semplicemente non riuscivano a capire che una donna (che secondo la società avrebbe dovuto prendersi cura dei bambini) potesse compiere azioni così terribili.

Tags: Amelia DyerAssassini SerialiEpoca VittorianaInghilterraJill the RipperSerial KillerSerial Killer Inglesi
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