Il mistero della morte di Wladimir Iljitsch Lenin, ideologo e promotore della rivoluzione del 1917 in Russia, fondatore dell’Unione Sovietica e del primo stato socialista della storia, continua a ossessionare gli scienziati. E ancora oggi molti documenti restano nascosti sotto la dicitura «Riservato».
Secondo la versione ufficiale, il politico da tempo soffriva di una grave arteriosclerosi che lo avrebbe portato all’ictus cerebrale. Il grado di arteriosclerosi cerebrale, con la grave calcificazione delle arterie cerebrali, è un fenomeno molto strano, soprattutto se si considera che Lenin non aveva alcuna predisposizione a malattie cerebrovascolari. Non aveva ipertensione, diabete e non fumava.
Lo stress e quella morte sinistra I gravi problemi di salute per Lenin sono cominciati, secondo gli storici, nel 1921. A quel tempo la guerra civile, iniziata in Russia dopo la rivoluzione, si era conclusa con la vittoria dell’Armata Rossa. Nel Paese dominava la carestia e la devastazione. Il leader ha iniziato ad avere continui mal di testa, insonnia e svenimenti.
Nel 1922 la sua salute è peggiorata e sono iniziati i problemi di disordine del linguaggio e della scrittura, mentre il lato destro del corpo è rimasto paralizzato. Il leader sovietico è morto nel 1924 all’età di 53 anni. Si è riscontrato che prima della morte aveva avuto diverse emorragie cerebrali, le cui motivazioni non sono ancora state stabilite.
A turbare il gruppo di scienziati, formato dallo storico e giornalista Lev Lurie di San Pietroburgo, da Harry Winters, neuroscienziato della University of California e dal dottor Filipp Makoviak, era il fatto che i vasi cerebrali del leader fossero quasi pietrificati dopo la morte. Secondo le informazioni dei testimoni oculari, durante l’autopsia, battendoli con una pinza, i vasi potevano tintinnare. Per molto tempo non si è scoperta la causa di questo fenomeno.

La paralisi
Nel 2011, la dottoressa Cynthia St Hilaire ha suggerito con il suo lavoro che la causa dell’arteriosclerosi precoce di Lenin fosse la mutazione del gene NT5E. Gli scienziati hanno avanzato la teoria che il politico avrebbe potuto subire qualche mutazione dell’organismo, in seguito alle quali sarebbe iniziata la paralisi, fino alla morte prematura, infatti suo padre era morto in circostanze simili. Forse il suo ruolo di leader della rivoluzione mondiale ha inciso nello sviluppo dell’arteriosclerosi precoce dei vasi cerebrali.
Lo storico Lurie non esclude che la causa della morte potrebbe assumere anche un carattere diverso. Nel suo libro, 22 morti, 63 versioni egli valuta alcune delle ipotesi più probabili. Tra queste, l’avvelenamento del leader su ordine di Stalin. Lurie ritiene che Stalin fosse un buon esecutore e manteneva relazioni amichevoli con Lenin, finché non ha iniziato ad aspirare al suo ruolo politico. Lo storico racconta che Lenin, nei periodi particolarmente difficili della sua malattia, si rivolgeva a Stalin chiedendo del veleno.
Lui prometteva di reperirlo e di portargli del cianuro. Questo risulta da molti documenti. Però i test tossicologici che avrebbero rivelato del veleno nel corpo di Lenin non sono stati effettuati. Secondo un’altra versione dello storico, Lenin potrebbe essere stato logorato dalla sifilide. Anche dopo l’annuncio della causa ufficiale della morte, arteriosclerosi, alcuni medici hanno ripetutamente richiesto lo screening per individuare eventuali altre malattie.
La malattia, che si trasmette sessualmente, potrebbe, secondo Lurie, aver innescato un ictus. Tuttavia, come detto in precedenza da Winters, i sintomi del leader e i risultati dell’autopsia confutano questa teoria.
A seguito di un’autopsia compiuta sul cadavere poco tempo dopo il decesso per conto del governo russo, la causa ufficiale della morte venne identificata in un’aterosclerosi cerebrale. Tuttavia solo otto dei ventisette medici curanti concordarono che l’aterosclerosi fosse la vera causa della morte e perciò solo costoro firmarono il referto autoptico.
Già all’epoca furono ipotizzate diverse cause: ipertensione grave di origine genetico-familiare (ipercolesterolemia severa) aggravata dallo stress psicofisico, endoarterite sifilitica seguita da trattamento dannoso con arsenico e mercurio, avvelenamento da piombo causato dai due proiettili dell’attentato del 1918, rimossi solo nel 1922; nessuna di esse fu mai confermata.

Il testamento di Lenin
«Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza. D’altro canto il compagno Trotsky, come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell’attuale CC»
(Lenin)